Sinigaglia in tutte le lingue del mondo

Calcio Como La presenza straniera sugli spalti ormai si allarga a ogni partita: è diventata un fenomeno di costume. Con il Parma americani (da Firenze), brasiliani, slovene (a caccia di Fabregas), svizzeri capo clacque: e altri ancora

Fino a qualche settimana fa avevamo parlato di “curiosità”. Ma adesso è un vero fenomeno di costume. A ogni partita del Como in casa, lo stadio Sinigaglia è letteralmente invaso da stranieri. Li “sgami” subito: tratti somatici, abbigliamento troppo leggero (nel caso di quelli venuti da Nord, la maggioranza), qualcuno un po’ allegro, dopo birre bevute in quantità. Il Sinigaglia diventa una Babele di lingue diverse, che piano piano si avvicina al modello disegnato da Michael Gandler (ex Ceo del Como) quando Sent arrivò sul Lario: uno stadio pieno anche di viandanti stranieri, incuriositi dal “fenomeno Como”. Non ci siamo ancora, la presenza dei tifosi allo stadio è ancora (in parte) casuale. Ma la via è tracciata. E strabuzzano gli occhi non solo i frequentatori del Sinigaglia, ma anche gli addetti ai lavori della società.

A cosa si deve questa calata di spettatori stranieri? Perché le tribune del Sinigaglia sono piene a ogni partita di inglesi, scozzesi, tedeschi, svizzeri, sloveni, slovacchi più altre minoranze etniche assortite? La prima risposta è semplice: la percentuale di stranieri sugli spalti coincide con quella sempre più numerosa in giro per la città. La città invasa dai turisti da marzo a ottobre.

Motivi

Ora, tra questi c’è chi arriva per un weekend calcistico (le partite di Milan e Inter a San Siro), e (essendo appassionati) si fanno ingolosire dalla curiosità di vedere anche una partita del campionato di B. Aggiungete il nome di Cesc Fabregas a fare da richiamo, ed ecco spiegato perché il turista-calciofilo non disdegna una capatina al Sinigaglia. Ma c’è di più. L’altro giorno è andata in onda sulla Bbc l’ennesima intervista di Cesc Fabregas. Con parecchie immagini che indugiavano a lungo sulla curva del Como, le sciarpe, i cori, e con il campione spagnolo che insisteva sul rapporto stretto tra club e comunità. E non è la prima volta che succede.

In Inghilterra sta passando il messaggio che al Sinigaglia si stia scrivendo una storia speciale, cresce il mito del tifo di Como: per più di qualcuno è una realtà di nicchia da studiare, da gustare, da andare a vedere. Tipo quei fenomeni che hanno storicamente attratto i tifosi italiani nella storia: il St. Pauli, il Millwall, l’Union Berlino, posti diventati leggende per gli appassionati del genere. Prova ne sia il gruppo di tifosi del Derby County arrivati con la bandiera che riportava il nome di Como stampato sulla Croce di San Giorgio.

Storie

Ogni partita, tante storie da ascoltare, tutte uguali ma diverse tra loro. Sabato con il Parma c’era un gruppo di scozzesi in camicia hawaiana, venuti in Italia per festeggiare un amico: programma, Como-Parma e Inter-Juventus. C’era un gruppo di 14 brasiliani nei distinti. Un’altra comitiva di texani, uno dei quali studente a Firenze, che ha portato gli amici in gita a Como, allo stadio. Un gruppo di svizzeri tedeschi, un po’ alticci, che a un certo punto in tribuna hanno cominciato a fare i capo clacque: «Coooooomo!», e la scolaresca presente in tribuna rispondeva «Cooooooomo!», e avanti così per dieci minuti. Poi, una coppia dei Kuwait che fotografava qualunque cosa. E la storia più curiosa: una ragazza slovena con un cartello e una maglietta per Fabregas, che inseguiva da 12 anni. E a fine partita è riuscita finalmente a incontrare il suo idolo.

Prossima fermata, Como-Genoa. Giorno di Pasquetta. Complici le ferie, chissà che cosa succederà.

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