Wise: «Longo confermato. Lo stadio? Un sogno»

Il Ceo del Como: «Io soddisfatto? Non lo sono mai. Ma felice dei progressi fatti»

«Adesso, però, per due anni e mezzo non parlerò più...». Dennis Wise scoppia in una fragorosa risata, con il suo sguardo luciferino da eterno discolo. L’appuntamento era all’interno dello stadio Sinigaglia ed era importante perché, in sostanza, possiamo definire, questa, la prima vera intervista dell’ex nazionale inglese, ora Ceo del Como, in tre anni di operato. Oddio, aveva parlato con noi un anno e mezzo fa, ma era stata una cosa rubata al volo, in piedi, vicino allo sportello della macchina. Oggi è diverso: ci riceve in ufficio, e spiega la sua visione. Una chiacchierata da descrivere, prima ancora di essere trascritta: 1. Wise sembra coinvolto al cento per cento in questa avventura, si alza in continuazione, va vicino alla finestra, indica, gesticola, si appassiona; 2. le risposte sono state sempre lunghe, articolate, analitiche, mai brevi frutto della vecchia idea che non ci fosse bisogno delle sue parole.

Buongiorno Wise.

Buongiorno a lei.

Soddisfatto di questa stagione?

Io non sono mai soddisfatto. Punto sempre al top. Questione di mentalità. L’insoddisfazione serve per migliorare.

Ok, ma se confrontiamo i due campionati di B del Como, con lei e Ludi a capo delle operazioni, che bilancio fa?

Del primo campionato sono pienamente soddisfatto. Eravamo una neopromossa, avevamo bisogno di stabilizzarci nella categoria, ci siamo salvati senza rischiare granché. Tutto bene. Quest’anno, invece, è stato diverso.

Non siamo ancora salvi...

Abbiamo patito dei problemi, il caso del malanno a Gattuso ha condizionato la stagione. Una stagione molto strana, difficile da commentare. Con una certezza: la serie B di quest’anno è più difficile dell’anno scorso.

A Como, pur essendo soddisfatto del progetto, dicono: Longo ha una mentalità troppo difensiva. Lei è un uomo d’attacco. Cosa ne pensa?

Longo è subentrato a stagione in corso trovando una situazione molto delicata. Non è stato facile. A tratti ha utilizzato i nostri giocatori offensivi, ma secondo me ha fatto bene a pensare prima di tutto all’equilibrio. Andava fatto. L’anno prossimo, partendo da zero, con un mercato studiato insieme, si potrà fare un calcio più offensivo, io credo.

Dunque Longo è confermato?

Assolutamente sì.

Un’altra critica, riguarda la mentalità: si dice che in squadra si pensi troppo a chi c’è dietro in classifica e poco alla quota playoff. Seppure sia più vicina di quella playout.

Mi devo ripetere. È normale per una stagione così strana, difficile. Mentre parliamo non siamo matematicamente salvi e questo un po’ incide.

Lei conferma che l’anno prossimo spingerete sull’acceleratore.

Confermo che l’obiettivo della società è andare in serie A, e che vogliamo andarci quando saremo strutturalmente pronti per non andare su e tornare immediatamente giù. Vogliamo andarci per restarci. Detto questo, abbiamo speso 3 milioni per il centro di Mozzate, abbiamo rinforzato la società in alcune aree, abbiamo lavorato sull’integrazione con la comunità. E intanto lavoriamo per migliorare sul campo. Il prossimo anno proveremo a fare un altro gradino, con 5-6 giocatori nuovi.

Ci sarà anche Fabregas?

Cesc è molto concentrato sulla stagione, lo vedo sempre molto impegnato. È un grande professionista. A fine stagione ci siederemo a un tavolo e vedremo cosa vorrà fare.

Veniamo al nodo cruciale: lo stadio. Sembra tutto fermo.

Sembra. Abbiamo avviato tre studi di fattibilità differenti con consulenze diverse, e poi confronteremo i dati. Una volta messo a punto il piano, dal quale verrà fuori che tipo di impianto si può veramente fare in quell’area, ci siederemo con il Comune. Quanto durerà lo studio? Questo non lo so, dai 3 ai 6 mesi.

Avete però già delle idee.

Tutte da verificare.

Tempi?

Il mio sogno è di avere lo stadio nuovo in due anni. Probabilmente esagero, ma per farvi capire che siamo sul pezzo. Ora vi dico una cosa importante.

Prego.

Sapete che è stato qui un membro della famiglia Hartono, un paio di settimane fa, ma forse non sapete che è stato qui un altro importante manager pochi giorni fa. Sono visite molto significative, segno dell’attenzione della famiglia e del management.

Avete idee per l’area circostante?

Su quella sarà importante la collaborazione del Comune. Nella nostra idea, tanto per fare un esempio, lo stadio non dovrà essere un corpo a se stante, ma inglobare Yacht Club, Canottieri Lario, Aero Club in un unico progetto che faccia sentire questi club parte del progetto.

Ma senza lo stadio, non andrete in serie A?

E perché? Noi stiamo lavorando su due piani paralleli. Da una parte la prestazione sportiva, e dall’altra l’impianto. Se volessimo vincere senza esserci occupati del tema stadio, staremmo lavorando male. Ma sarebbe sbagliato dire che rinunciamo a puntare in alto se lo stadio ritarda.

C’è anche un problema di capienza operativa. Seimilacinquecento posti, ora sono pochi per la richiesta. Non si può fare qualcosa?

(Qui interviene anche Ludi che, carta e penna, fa un disegnino, ndr) C’è il problema della rete idrica, 500mila euro per un lavoro che non compete solo a noi. Per un impianto che andrà abbattuto. Dobbiamo fare le cose logiche, dobbiamo investire, non buttare i soldi nel cestino. Vedremo se si troverà una soluzione. Ma sono lavori che necessitano di sei mesi di tempo. Siamo già fuori...

Il Comune vi ascolta?

Non ho dubbi che al momento giusto parteciperà in maniera attiva.

La miglior partita del Como?

Como-Cosenza 5-1, perché vincere è sempre bello, e Como-Genoa, per la bella reazione.

È sorpreso del fatto che vengano molti inglesi a vedere il Como? È merito suo?

Non credo. Ok, se ne parla a volte in Inghilterra, ma c’è il richiamo di Fabregas, e poi soprattutto il luogo. Il luogo è molto attrattivo.

Allo stadio si respira un’altra aria. Contento?

Molto. Perché è frutto anche del lavoro che abbiamo fatto per coinvolgere la comunità. Sapete quanto mi, e ci, stia a cuore la solidarietà. Credo che squadra e città debbano fare team insieme.

Le piace questa sua avventura comasca?

Molto. Presto prenderò una casa a Como, per restare più a lungo vicino alla squadra. Qui è bellissimo, e mi capitano cose curiose: come quella professoressa scozzese del Collegio Gallio che ho conosciuto e ho invitato allo stadio. Oppure quel bambino reduce da una delicata operazione alle gambe che avete visto allo stadio con l’Ascoli. L’ho incontrato al ristorante e l’ho invitato in campo. Solo dopo ho scoperto che era il figlio di un politico delle Seychelles..

Come festeggerà la promozione in serie A?

Parlando italiano, è una promessa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA