Como, due serie B di fila?
Non accadeva da 40 anni

L’ultima volta capitò tra il 1982 e il 1984. Poi solamente toccate e fughe, tra successi e disastri. Gli azzurri hanno forse perso un po’ di motivazione, come ha ammesso a fine della gara l’allenatore Gattuso

Motivazioni finite. C’era da aspettarselo e anche Jack Gattuso, pur con tutta la sua voglia di provare a dare un senso a questo finale, lo ha detto dopo la partita con il Cittadella. La stagione del Como è chiusa qui. Tra l’altro almeno tre delle quattro partite che restano da giocare metteranno di fronte ai biancoblù avversari che viceversa di motivazioni ne hanno, e di grandissime: Pisa e Cremonese per la serie A, Vicenza per salvarsi o quantomeno evitare la retrocessione diretta.

Successo

Ma aver raggiunto l’obiettivo con largo anticipo non è un demerito, anzi è un grande successo. Si può discutere sul fatto che forse, un forse da sottolineare comunque più volte, si sarebbe potuti entrare nell’ottica di un traguardo diverso dalla semplice salvezza, mollando il colpo un po’ più in là. Ma alla luce di quello che si è detto un po’ per tutto l’anno - cioè che questa serie B sia particolarmente combattuta e difficile, specie per una neopromossa infarcita di giocatori che questa categoria la conoscevano poco, se non per nulla -, va bene così.

Piuttosto, vale la pena di sottolineare come sia inusuale per le abitudini del Como e dei suoi tifosi questa condizione. Negli ultimi decenni, finali di questo tipo, in cui si smetteva in anticipo di correre per qualcosa, sono sempre stati sinonimo di rassegnazione, di traguardi falliti, eccezion fatta per la promozione in serie A di vent’anni fa raggiunta quattro turni prima. La storia del Como è fatta di salite e discese continue, di corse per promozioni o playoff. Ma anche, in tempi recenti, di mediocri stagioni in C senza obiettivi, certamente non definibili finali tranquilli in senso positivo.

Questa è oggettivamente un’altra condizione: basti pensare che l’ultima volta che al Como capitò di disputare due campionati consecutivi in serie B fu quarant’anni fa, dall’82 all’84. Ma era tutt’altro contesto: il Como era retrocesso dalla serie A e puntava a tornarci subito, aveva corso tutto l’anno per riuscirci ed era rimasto in B solo dopo aver perso gli spareggi promozione a tre contro Cremonese e Catania. Di tranquillo, anche in quel finale, non c’era proprio nulla.

Mai più, dopo quel biennio, il Como rimase due anni di seguito in questa categoria. La meno frequentata dai biancoblù negli ultimi quarant’anni, e sempre in transito, con la testa rivolta ad altro.

Pensare

Stavolta invece c’è il tempo per pensare, per valutare, per costruire, in una categoria già assimilata. E questo è importantissimo e può fare la differenza, anche se tutto prima passerà dalle intenzioni che la società si porrà in termini di tempi e soprattutto di obiettivi.

Ma diciamo la verità, partite come quella dell’altro ieri, dove praticamente tutti hanno reso ampiamente al di sotto delle loro possibilità, in questo senso non sono particolarmente utili. Ci sono state già tante occasioni significative per farsi un’idea precisa di quello che può valere ogni singolo giocatore, il gruppo, l’allenatore. Perdere o vincere queste prossime gare, giocarle bene o meno bene, a questo punto significa poco. Ma qualcosa da dimostrare ancora c’è: l’orgoglio e il piacere di chiudere bene una stagione comunque indimenticabile. Anche se le macchie non sono più indelebili, sarebbe un peccato finire con una serie di prove scialbe, che poco rispecchierebbero la realtà. E prima di pensare al futuro, è questo che ora bisogna chiedere al Como, perchè la festa sia completa.

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