Calcio&Covid, i dilettanti
non si sentono tranquilli

I club devono attenersi al rigido protocollo, ma l’eventuale aumento dei casi pone altri interrogativi. Sono le strutture sanitarie a dover essere subito avvertite, sia in caso di accertata positività, sia in caso di dubbi

Il mondo del calcio dilettanti torna a preoccuparsi. Il caso del Genoa, in serie A, con 14 casi di positivi al tampone nel gruppo squadra, fa sorgere nuovi dubbi e paure pure nei campi di provincia. Anche se, nella prima giornata di campionato, si sono registrati pochi rinvii a causa della positività al Covid che tra l’altro hanno interessato, seppur indirettamente, una comasca: il Novedrate.

Ma come devono comportarsi le società che vengono a conoscenza di un caso di positività nel proprio gruppo squadra o in quello delle avversarie precedentemente affrontate? La risposta la dà l’ultimo chiarimento del “prontuario” elaborato dalla Figc lo scorso 17 settembre, con le indicazioni generali per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile. In sostanza, il soggetto principale incaricato, come del resto è sempre stato, sono le Ats o le Asl competenti per territorio.

Sono infatti le strutture sanitarie locali a dover essere immediatamente avvertite, sia in caso di accertata positività, sia in caso di dubbi. È questo il caso del Novedrate che, avvertita l’Ats - ma senza aver avuto risposta entro domenica -, ha poi chiesto e ottenuto il rinvio della partita contro la Virtus Cermenate. Quindi, oltre all’Ats, è chiaro che l’altro soggetto coinvolto sia la federazione, per il rinvio delle partite: il Crl per partite di interesse regionale, la delegazione Lnd locale in caso di partite dei campionati provinciali.

Ed è sempre l’Ats che dovrà occuparsi di verificare e comunicare alle società le proprie decisioni. Il protocollo parla chiaro: «La mappatura dei cosiddetti “contatti stretti” del soggetto positivo (interni o esterni al “gruppo squadra”), così come la definizione delle conseguenti attività di profilassi (quarantena, sorveglianza attiva, ecc.), test/esami cui sottoporsi per riprendere le proprie attività (sportive e non), ecc… compete all’Asl/Ats territorialmente responsabile».

Ed è questo ciò che è successo al Novedrate che, lunedì, ha avuto il via libera da Ats Insubria per poter riprendere ad allenarsi e a giocare. Con un’altra buona notizia: «Ats Insubria ha escluso l’applicazione di controlli o protocolli per quanto riguarda gli atleti e i dirigenti della nostra squadra in quanto non sussiste equiparabile rischio a quello dell’utilizzo del medesimo spogliatoio», comunica la società.

La prudenza quindi non è mai troppa, l’attenzione è molto alta, ma non è detto che una segnalazione possa compromettere il regolare svolgimento dell’attività all’interno di una singola squadra.n

© RIPRODUZIONE RISERVATA