Cantù, Coppa Italia maledetta
Ecco il film delle quattro finali

Dal 1997 al 2012, da Lombardi a Trinchieri (due volte), passando per Sacripanti

22 marzo 1997, PalaMalaguti di Casalecchio di Reno: Kinder-Polti 75-67

Differentemente dalle altre tre successive finali che vedranno protagonista Cantù le cui edizioni si sarebbero disputate con la formula della Final Eight, in quest’occasione (è peraltro così dal 1990) vige il format della Final Four.

Piccolo riassunto. Prima di mettere piede a Casalecchio di Reno, la Polti aveva estromesso la Dinamica Gorizia nei sedicesimi, per poi rendersi autrice del primo vero colpaccio, vale a dire l’eliminazione della Benetton negli ottavi (63-65 al Pianella, 69-72 a Treviso, ribaltando la differenza canestri).

Nei quarti aveva fatto fuori la Fontanafredda Siena volando così alla F4 dove in semifinale assestava la seconda “magata” superando 84-79 la Stefanel Milano. Nella finalissima le si parava dinnanzi la Kinder padrona di casa e si giocava davanti a quasi 8mila spettatori. Sotto 39-36 all’intervallo, i brianzoli accusavano un break negativo in apertura di ripresa al quale non riuscivano a porre rimedio. Era la Virtus di Prelevic (nominato Mvp), Abbio, Magnifico, Savic, Binelli, nonché di un giovanotto che di lì a breve avremmo ammirato in maglia canturina, Chicco Ravaglia.

Polti: Bailey 23, Buratti 14, Binotto 13, Ebeling 7, Rossini 6, Myers 2, Di Giuliomaria 2, Zorzolo. N.e.: Keita, Lapetina. All.: Lombardi.

22 febbraio 2003, PalaFiera di Forlì: Benetton-Oregon 86-77

Come già non bastasse il buco nero in mezzo all’area dove tra Damiao e Jonzen non si riesce a fare mezzo pivot vero (e il vecchio Gay non può sempre metterci una pezza...), autentico cruccio di Sacripanti, ci mancava pure l’infortunio alla caviglia sinistra che ha tolto dai piedi Thornton in avvio di ripresa a trasformare in missione impossibile l’appuntamento dell’Oregon con il suo primo successo in Coppa Italia, in un Palafiera dove la macchia biancoblù del tifo ha offerto un bel colpo d’occhio. Perché quando è uscito Bootsy (al 20’15”) Cantù era ancora in vantaggio nonostante i due presunti centri canturini si fossero già proposti come due belle statuine. Così, il povero Pino è rimasto indifeso. Nel senso che con sé non aveva più carte da mettere sul tavolo. E alla terza partita in quattro giorni, la profondità della panchina trevigiana non poteva esimersi dal fare la differenza. Nell’occasione, più quantitativamente che qualitativamente.

La svolta del match è da individuare a cavallo dell’ultimo quarto. Perché al 28’20”, l’Oregon è ancora a +6 (61-55). Ebbene, al minuto 32 (dunque nell’arco di 4’ scarsi), i campioni d’Italia si sono involati sul 61-68. Tradotto, un parziale di 0-13. E addio ai sogni di gloria.

Oregon Scientific: Mc Cullough 19, Thornton 8, Hines 19, Stonerook 10, Jonzen 2; Fazzi 2, Jones 13, Damiao 4, Gay. N. e.: Riva. All.: Sacripanti.

13 febbraio 2011, PalaOlimpico di Torino: Montepaschi-Bennet 79-72

Una finale in cui la Bennet ha veramente dato l’anima prima di smarrire quel tratto di lucidità (7 palle perse nell’ultimo quarto, 8 nei tre precedenti) che non le ha consentito di giocarsi alla pari anche l’ultimo paio di minuti (al 36’ era sotto di 3 sul 65-68). Sin lì Cantù aveva saputo ovviare al consistente divario di fisicità che continua a tenerla distante dalla Montepaschi ed era pure riuscita a mascherare la qualità di una panchina decisamente più corta (basti dire che da un lato in tribuna sfilavano Jaric e Akindele oltre al lungodegente McCalebb, mentre dall’altro si manifestava l’umile Urbutis...).

Lavrinovic, premiato come miglior giocatore della finale, è stata l’arma letale poiché alla sua versatilità Cantù non è riuscita a trovare valide contromosse. Dall’altra parte, era Mazzarino l’uomo più temuto e così sul capitano canturino Pianigiani ha approntato la staffetta Carraretto-Kaukenas con l’aggiunta qua e là di Moss. Eppure il “Mazza” ha fornito una delle sue migliori performance contro Siena. In qualche modo, l’episodio che avrebbe prodotto effetti devastanti sul match è accaduto poco prima dell’intervallo quando a Micov sono stati fischiati contestualmente 3° e 4° fallo (tecnico per proteste). Con il serbo in panca, ne è uscito stravolto il piano gara.

Bennet: Green 15, Mazzarino 11, Micov 6 , Leunen 16, Ortner 4; Tabu 8, Mian , Markoishvili 4, Marconato 8, Diviach. N.e.: Broggi, Maspero. All.: Trinchieri

19 febbraio 2012, PalaOlimpico di Torino: Montepaschi-Bennet 88-71

Siena-Cantù per la quarta volta in dodici mesi assegna un trofeo. E per la quarta volta è la Mps a sollevarlo al cielo. Prima nella storia a vincere la Coppa Italia in quattro consecutive edizioni nonché al 12° successo consecutivo in manifestazioni italiane.

La Bennet è parsa moscia, piatta. Stridente il contrasto tra tutto quel biancoblù sugli spalti e quell’eccesso di biancoverde sul parquet. Sono accorsi in alcune migliaia dalla Brianza (monopolizzando di fatto il palazzo), fiduciosi e ottimisti. Per questo la mazzata è ancor più pesante. Escluso Basile, Trinchieri non ha avuto nulla dai propri esterni e sul fronte opposto è toccato ad Andersen colpire al cuore la difesa avversaria. Per tacere dei 16 punti in 18’ di Lavrinovic. Quei due hanno giganteggiato. I 20 assist sui 26 canestri realizzati dai senesi testimoniano che il vero problema di Cantù non è stato l’attacco bensì la difesa che intanto ha concesso alla Mps il 47% dai 6.75 ma soprattutto che si è fatta passare sopra dentro l’area colorata là dove Siena ha tirato con il 68%.

La Bennet chiude sotto di 5 il 1° quarto, ma al 18’ è 23-35 (33-44 all’intervallo). Il gap tocca il ventello al 26’ (42-62). Sotto di 26 (51-77) in apertura del periodo conclusivo, la Bennet raccoglie ciò che le rimane per evitare il protrarsi dell’umiliazione.

Bennet: Cinciarini 6, Basile 15, Micov 6, Leunen 12, Marconato 6; Shermadini 8, Mazzarino 2, Markoishvili 2, Perkins 6, Brunner 8. N.e.: Diviach, Bolzonella. All.: Trinchieri.

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