Cantù è viva e tutto cuore
Ma certe assenze pesano

Senza due giocatori (Udanoh e Parrillo) si fa molto difficile per un’Acqua San Bernardo già “corta” di per sé

Alla vigilia di Cantù-Sassari i due-tre concetti che andavano per la maggiore in sede di introduzione della sfida potevano essere così sintetizzati in maniera alquanto elementare: partita dominata dagli attacchi e dunque contraddistinta da alti punteggi, quintetti entrambi caratterizzati da parecchio talento diffuso ma qualità dei roster assai differenti con il Banco di Sardegna a potersi permettere una più spiccata profondità della panchina. Ebbene, il match dell’altra sera ha dato sostanzialmente ragione alle premesse di cui sopra, pur con i doverosi distinguo.

Il punteggio, innanzitutto. L’Acqua San Bernardo ha segnato 88 punti pressoché equamente distribuiti nei quattro quarti (23, 22, 20, 23) e la Dinamo ne ha certificati addirittura 97, con picchi di 31 nel primo periodo e di 28 nella frazione conclusiva.

Dopodiché, i biancoverdi di casa hanno avuto un contributo di punti da parte della panchina limitato a 5. E di rimbalzi a 4 (sui 34 totali). Il che significa che si è davvero ai minimi termini.

Ma una tale lettura non può prescindere dalla circostanza che Pashutin abbia dovuto rinunciare a uno dei punti di forza della squadra, vale a dire capitan Udanoh, oltre a non poter ancora cavalcare uno come Parrillo che avrebbe fatto particolarmente comodo nell’allungare le rotazioni. Per carità, non che Sassari abbia avuto chissà che in termini di fatturato da chi è partito da dietro (14 punti e 6 rimbalzi), ma certo la possibilità di ricorrere a più giocatori in grado di tener il campo con una certa efficacia ha consentito di contenere attorno ai 30 minuti l’impiego di elementi chiave quale Bamforth, Smith e Cooley, preservandoli.

Di contro, dall’altra parte 35’ a testa per i dioscuri Mitchell e Jefferson (55 punti in due, aggiunti ai 17 rimbalzi e ai 9 assist per un 61 di valutazione sull’88 di squadra) - oltre ai 36 di Davis - ritrovatisi a corto di energie fisiche e mentali nei minuti finali. Quando Cantù è transitata dall’85-84 a 3’15” dalla sirena all’85-92 a 40” dallo scadere, pregiudicando il buon esito dell’incontro, già incrinato peraltro in precedenza dalla assai prematura uscita dal campo per falli di Gaines (l’ultimo quarto era da poco iniziato).

La Torre, più ancora di Tassone e di un Quaglia rimasto comunque sul legno per una decina di minuti, ha provato a tamponare e a metterci una pezza nella propria metà campo, ma francamente più di così era difficile pretendere da coloro i quali abitualmente sono semplicemente dei comprimari. E sino a poco tempo fa mai uno avrebbe potuto pensare di vedere contemporaneamente in campo, se non appunto per contingenze varie, Tassone, La Torre e Quaglia come accaduto appunto con i sardi anche nel determinante finale di gara.

A Cantù non è dunque riuscito di strappare la terza vittoria consecutiva che le avrebbe consentito di eguagliare la striscia precedente messa assieme tra la seconda e la quarta giornata, mentre per Sassari può dirsi missione ampiamente compiuta poiché al quarto successo di fila in campionato è corrisposta la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia senza la necessità di dover attendere i risultati dell’indomani di alcune potenziali dirette concorrenti.

Tornando alla San Bernardo, delle altre attuali rivali per la salvezza ieri ha fatto punti soltanto Pesaro (peraltro nello scontro diretto con Torino). Per Reggio e Pistoia, infatti, sconfitte come peraltro da copione rispettivamente a Cremona e ad Avellino. Ed è più mai bagarre per la sopravvivenza.

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