Cantù, il preparatore Pedretti
«È un gruppo che lavora»

«Nessun giocatore passa mai l’estate completamente fermo, sono tutti ragazzi disponibili e arrivati in forma»

In questi giorni di inizio preparazione, dove l’obiettivo principale è levare la ruggine estiva entrare in condizione fisica ottimale, le chiavi degli allenamenti sono salde nelle sue mani.

Oscar Pedretti, preparatore atletico della Pallacanestro Cantù, guida gran parte delle sedute al Parini: «In realtà il lavoro è coordinato sia con Nicola Brienza sia con Evgenj Pashutin, nei primi tempi solamente al telefono e da ieri anche di persona - spiega -. Certo, buona parte dell’allenamento lo dirigo io in prima persona proprio perché in questa fase di preparazione si parla per buona parte di lavoro solamente fisico-atletico».

Un lavoro che non inizia con l’arrivo dei giocatori a Cantù, ma che parte subito dopo la firma o la riconferma: «Ho già lavorato praticamente con tutti gli italiani – ha continuato Pedretti – che sono conferme o comunque ritorni: a loro ho dato una tabella di marcia che ha permesso di mantenersi in forma durante l’estate. Li conosco da tanti anni e ne apprezzo il lato umano, sono davvero bravi ragazzi e con loro ci sono stati contatti continui per aggiornamenti, in attesa di vederci al raduno e fare il punto. Con gli americani sono stato comunque in contatto sia con loro sia con il preparatore che li ha seguiti nel precampionato prima di venire qui. Nessun giocatore passa l’estate completamente fermo, quindi ho potuto iniziare a lavorare con loro fin da subito, anche se a distanza».

Un programma a lungo termine, anticipato di qualche giorno dopo la notizia dell’accesso alla fase preliminare della Champions League: «Quando lo abbiamo saputo si è deciso di anticipare di qualche giorno - prosegue il preparatore -, il carico nella prima settimana non è stato particolarmente eccessivo, e serviva solo per tornare in forma. In questi ultimi due giorni abbiamo iniziato lavorare un po’ più forte».

Tanti anni a lavorare sul fisico dei canturini, e una piccola parentesi in Georgia: «Ho iniziato l’ultimo anno di Dalmonte come collaboratore di Sam Bianchi, un maestro per me - conclude Pedretti -. Ho avuto l’opportunità di lavorare per un camp di Zaza Pachulia, che ai tempi giocava in Nba per Dallas, e un team professionistico in Georgia. Dal punto di vista umano una grande esperienza, ma dopo una stagione optai per tornare a Cantù, a casa».

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