Cantù, l’apertura degli Eagles
L’incontro con Sergio si farà

Dopo l’appello del capitano, la risposta del tifo organizzato

Non è caduta nel vuoto la richiesta di capitan Luigi Sergio. Dopo la partita vinta contro Mantova, il giocatore ha chiesto di poter incontrare gli Eagles, per cercare di capire meglio i motivi della loro mancanza sugli spalti: «Vedere cantare i tifosi ospiti mi ha dato dispiacere».

Nella riunione dei tifosi si è parlato anche di questo tema, l’incontro con il capitano si farà. Sergio, va sottolineato, non si è posto in polemica con l’anima calda del tifo, ma semplicemente vorrebbe delucidazioni. Anche perché, l’ha ricordato lui stesso, «io e altri siamo a Cantù anche perché conoscevamo perfettamente il tifo canturino».

La sensazione – non solo quella – è che senza il calore e il coinvolgimento assicurato dai tifosi, al PalaBancoDesio per manchi qualcosa. La squadra è comunque sostenuta dagli spettatori (domenica erano poco più di 2 mila), ma i cori d’incitamento – un paio non di più -, arrivano solo nei momenti di estrema difficoltà o di massima esaltazione. Nell’ultimo quarto contro Mantova, con Cantù in rimonta e anche a causa di qualche fischio arbitrale contestato, il palazzetto si è riacceso. E la squadra l’ha avvertito in pieno. Cosa succederebbe se fosse così dall’inizio?

Gli Eagles – sempre presenti ma all’esterno, in casa e in trasferta - si sono esposti più volte sull’argomento: le regole attualmente in essere (distanziamento, mascherine, ecc…) non sarebbero compatibili con il loro modo di vivere la curva. E non è quindi una questione di percentuali di capienza ma di modalità. Concetti riassunti nell’ormai celebre striscione: «Non conta quanti… conta come!».

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