Cantù, scendi dalle montagne russe

Discontinuità. Pur non essendo una patologia nell’accezione più autentica del termine, rappresenta comunque il malessere che ha intaccato le prestazioni della Pallacanestro Cantù in questa prima parte di stagione.

Alti e bassi, up and down, su e giù non solo tra una partita e l’altra ma spesso pure all’interno di uno stesso match. «La crescita c’è stata ma speravo fosse un po’ più rapida. Dobbiamo avere tutti una continuità mentale, per non avere dei blocchi emotivi in momenti particolari della partita» ha tra l’altro confessato coach Pino Sacripanti. Per poi aggiungere: «Finora ci è sempre mancato qualcosa, per inesperienza, stupidità, incomprensione. Ma penso che abbiamo alzato l’asticella e dobbiamo concretizzare».

La squadra biancoblù è chiamata a una maggior comprensione del gioco e a una gestione finalmente più oculata degli ultimi possessi soprattutto nelle gare punto a punto, ma soprattutto è chiamata a dare dimostrazione di una acquisita maturità prendendo decisamente le distanze da quella carenza di continuità che ha sin qui inficiato la stagione del team brianzolo. Se invece discontinuità dovrà ancora essere, allora dovrà essere sì discontinuità ma con il passato.

Tra coppa e campionato si è registrata come massimo del picco in alto una striscia positiva di tre vittorie consecutive (con Reggio Emilia, a Pesaro e con il Khimki) e come minimo depressivo una striscia negativa di quattro sconfitte di fila (a Capo d’Orlando, a Ostenda, con Venezia e a Cremona).

Sotto pressione continua è stato, per certi versi anche inaspettatamente il Pianella, tradizionale roccaforte della Pallacanestro Cantù. Al palazzetto di Cucciago il saldo è in attivo in Eurocup (4-2) mentre il conto non va oltre la parità (4-4) in campionato.

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