Challenger di Como
Futuro in notturna

Il direttore del Tennis Como fa il bilancio dell’edizione: «Caruso, una bella sorpresa. L’anno prossimo formula differente»

«Abbiamo battuto anche la pioggia». Certo, però che problema il maltempo abbattutosi sui campi di Villa Olmo nelle tre giornate conclusive del Challenger di Como. Ora che è tutto finito e che Salvatore Caruso si è aggiudicato l’edizione più difficile – logisticamente e, probabilmente, anche tecnicamente – del prestigioso torneo Atp comasco, il direttore Paolo Carobbio tira un sospiro di sollievo. Lo fa in un lunedì di sole che sa molto di beffa: «È stata una lotta contro il tempo – spiega – o, meglio, contro le previsioni: tutte sbagliate, qualsiasi fonte consultassimo. Quando davano condizioni in miglioramento, la pioggia aumentava… Lo spostamento a Mariano? Una soluzione di assoluta emergenza, ma necessaria. È stata dura ma ce l’abbiamo fatta grazie al lavoro di tutto lo staff del Tennis Como: devo ringraziare Anacleto Mapelli, Roberto Veneri e Gianluca Casartelli per la collaborazione». Il pienone delle prime fasi, purtroppo, non si è potuto ripetere in quelle conclusive, ma lo spettacolo è stato assicurato: «È stato il torneo delle sorprese: Caruso lo è, ha vinto il suo primo Challenger e sono felice che sia sto lui a trionfare perché è un ragazzo speciale». La tredicesima edizione del Challenger che si è chiusa domenica probabilmente sarà l’ultima organizzata con questa formula. L’Atp sta infatti apportando modifiche al circuito Challenger, con regole e obblighi sempre più stringenti: «Si va verso tornei più corti, con chiusura alla posizione 700 Atp per alzare il livello della competizione, con tante partite, anche serali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA