Como, Angiuoni rassicura i tifosi
«Questa società vuole la serie C»

Intervista al presidente onorario che con Corda ha già vinto dieci anni fa

Molto di quello che è successo al Como in questi anni, nel bene come nel male, passa anche da lui. Da Enzo Angiuoni. Che ora del Como è presidente onorario, carica simbolica. Ma fino a un certo punto. Perchè Ninni Corda è, perlomeno a Como, una sua creatura. E forse senza il suo tramite oggi staremo raccontando un’altra storia. Così come forse senza il suo intervento su Orsenigo ne avremmo raccontata un’altra anche negli ultimi anni.

Angiuoni, come si sente oggi? E’ soddisfatto?

Mi sento come dieci anni fa, con lo stesso entusiasmo. Come quando decisi di comprare nove undicesimi dell’Olbia insieme all’allenatore. E litigai con Di Bari per difenderlo. La differenza, oggi, è che qui non litiga nessuno.

Lei che parte realmente ha avuto nel creare questa società?

Io feci da tramite con Renzi. Corda c’era, certo. Fu lui a contattarmi, questo ormai si sa. Ma gli suggerimmo di restare in disparte almeno all’inizio. Felleca arrivò in una fase successiva, e poi si unì con Nicastro. Renzi, ripensandoci oggi, era la persona meno adatta ad affrontare questa situazione. Infatti si è tirato fuori. Io ho vissuto tutta questa situazione molto serenamente. Il mio intento era quello di aiutare il Como a trovare una società seria. E credo di esserci riuscito.

Sfidando anche le possibili critiche sulla presenza di Corda.

Certo. Io con Ninni ho sempre conservato un ottimo rapporto. Non mi interessa il fatto che possa aver commesso degli errori. Io lo trovo bravissimo nel suo lavoro. Che ora è quello di direttore tecnico. E i risultati si vedono, guardate che bel gruppo. E che bella atmosfera positiva. Merito suo e di Andreucci, due tipi caratterialmente molto diversi che si compensano.

Anche Felleca e Nicastro sono due tipi, perlomeno all’apparenza molto diversi.

Felleca somiglia a me, è vulcanico, istintivo. Nicastro è più tranquillo. Sono due persone diverse per temperamento e anche a volte nel modo di vedere le cose. Ma hanno un buon equilibrio.Per ora vanno bene insieme.

Per ora?

In ogni caso, la situazione è tale per cui questo Como un futuro ce l’ha, anche se le loro vedute dovessero divergere. Non accadrà come fu tra me e Di Bari, una lite violenta, me lo ricordo ancora. Il Como giocava a Caravaggio e lui venne negli spogliatoi a contestare le scelte di Corda. Lo cacciai fuori. Ho avuto ragione io.

Corda potrebbe ancora dividere, anche stavolta?

Io credo che nel suo ruolo abbia il diritto di prendere le decisioni che vuole, insieme all’allenatore. Mi spiace per chi avrebbe potuto lavorare nel Como e se ne è andato perchè è arrivato lui. Ma resto convinto che lui possa scegliersi con chi lavorare, visto che i risultati arrivano. E la squadra è con lui e con il mister, l’atmosfera all’interno del gruppo è serena. Conta poi solo questo.

Che differenze vede tra questo Como e quello di dieci anni fa?

Il calcio è già un po’ cambiato. Si va più veloci,si gioca un po’ diversamente. Però vedo ora la determinazione e l’entusiasmo che c’erano anche allora. E ora come allora vedo giovani veramente bravi.

Scommetterebbe sulla vittoria finale?

C’è l’adrenalina giusta per poterci arrivare. E c’è stata la capacità di superare momenti molto difficili facendo dei progressi evidenti e imparando a sbagliare di meno. Io sono molto ottimista. Questa società vuole davvero arrivare in C. Ci sono bei progetti.

Ma non c’è più Orsenigo, uno dei suoi argomenti preferiti...

Lo sapete tutti, a suo tempo credo di essermi comportato in maniera molto onesta, ricomprando il centro da Barzaghi e intestandolo al Como e non personalmente a me, come ha fatto qualcun altro dopo. Per me era impensabile che il Como non fosse proprietario della sua storica casa. Quello che è successo dopo mi ha fatto arrabbiare tantissimo, ho fatto valere i miei diritti anche per questo, e poi è accaduto quello che sappiamo. E non certo per colpa mia. Ma ve lo posso assicurare oggi con certezza: riacquistare Orsenigo all’asta è una delle priorità assolute di questa società. Deve tornare a essere il punto di riferimento per tutti, prima squadra e settore giovanile. E sono certo che il Como riuscirà a riprenderselo.

Lei da presidente onorario ha ancora voce in capitolo? Aveva sempre detto in questi anni di amare il Como, ma di non volerci più rientrare in un ruolo operativo. Eppure la società l’ha messa insieme anche lei, se sente un po’ di responsabilità?

Per me Como rappresenta ricordi di vita personale oltre che di calcio. Per cui mi piace farne parte in questo modo, senza pormi il problema di dover prendere decisioni. Vengo coinvolto comunque, ogni tanto qualche parere me lo chiedono. Ma mi sento e resto fondamentalmente un tifoso.

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