Como, punizioni da sballo
Quante storie da ricordare

Amarcord - Ferrigno nella finale di Verona per la B. Allegretti contro l’Empoli, una magia che valeva la A. E Palanca dice: «Giocate con la mia maglia? Che bello»

La punizione di Molino di un mese fa è rimasta negli occhi di tutti i tifosi del Como. Colpo da ricordare. Così siamo andati a recuperare un podio di punizioni storiche del Como, tiri che hanno lasciato il segno non solo nella porta del portiere avversario. Ma anche nella storia azzurra. Un podio opinabile, e sicuramente c’è chi avrebbe scelto altro. È il suo bello.

Noi abbiamo scelte queste tre, in rigoroso ordine di tempo: 1. La punizione con cui Palanca abbattè il Milan nel campionato di B 1982/83 (1-0); 2. quella con cui Ferrigno aprì la strada a Verona contro la Spal verso la B tardelliana nel 1993/94; 3. e quella grazie alla quale Allegretti fece esplodere il Sinigaglia contro l’Empoli nel 2001/02, lanciando gli azzurri verso la A.

Palanca

Era il 5 dicembre 1982, il Como sfidava il Milan in serie B. Match clou, stadio pieno come un uovo. Risolse Palanca, un anno a Como, famoso in Italia per i suoi gol segnati da calcio d’angolo (13) e il numero di scarpe da fatina (37): «Ricordo che in porta c’era Piotti. Io tiravo da ogni posizione, perché il mio motto era: se non tiri non fari mai gol. Avevo questa dote di far girare il pallone, come mi capitava per i gol dalla bandierina. Ma quella volta segnai più di potenza, ero troppo lontano. Anche se la palla girò. Un tiro secco. Como è un bel ricordo per me. Ci rimasi solo sette mesi. Arrivai perché mi volle Burgnich, che mi aveva avuto al Catanzaro. Mi spiacque andar via, c’era un contratto di due anni, ma poi il Napoli mi rivolle indietro perché il Como gli aveva ceduto Galia. Quella col Milan credo fosse la mia prima partita, ero arrivato a novembre. Giocai poco, ebbi guai pesanti ai tendini, tanto che mi ingessarono anche. Feci in tempo a segnare un altro gol su rigore. Ma a Como fu proprio bello». Si sorprende quando gli raccontiamo che c’era una canzoncina, allora, su di lui. Faceva: “C’è un grande centravanti, vedrai ti piacerà, si chiama Palanca e in A ci porterà”, sulle note di Rock’n roll Robot di Camerini. «Ma và? Non lo sapevo. In A non ci andammo, perdemmo gli spareggi a Roma con il Catania. Ma con i tifosi ho sempre avuto un bel rapporto, forse perché vedevano che davo tutto». E quasi si commuove nel sapere che il Como quest’anno gioca con una maglia votata dai tifosi, che ricalca quella dei suoi tempi: «Mi fa molto piacere. Eravamo una squadra di professionisti seri,e forse la gente si è innamorata di quello». Oggi ha un negozio a Camerino chiuso per terremoto. E si occupa dei Giovanissimi delle Marche.

Ferrigno

A proposito di maglie, il fornitore delle maglie di quest’anno è la ditta Hs di Massimiliano Ferrigno. Cioè un altro dei protagonista della nostra galleria. Finale di Verona, Como-Spal per la B, 19 giugno 1993. Nel secondo tempo, calcio di punizione leggermente spostato sulla destra. Max calcia, leggera deviazione di Bacci e il portiere Brancaccio non si muove. Esplode il settore dei tifosi del Como in Curva Nord, in minoranza nei confronti degli spallini, ma da lì in poi padroni dello stadio. «Mi piaceva battere le punizioni - ricorda oggi Ferrigno -. Guardavo i più grandi, tipo Platini, e cercavo di copiarli. Le battevamo io, Boscolo e Catelli. Io però ero l’unico sinistro. C’era anche Bravo, per la verità, ma aveva un piede un po’ ruvido per le punizioni (ride, ndr). Quel gol fu importantissimo, ma io ne ricordo un altro su punizione più bello: a Livorno». Oggi Ferrigno fornisce le maglie al Como ed è stato autore della grafica che ricorda proprio quella del 1983 di Palanca: «Sono stati i tifosi a volerla così. Quella maglia evidentemente è rimasta nel cuore di tutti. E per l’anno prossimo abbiamo una sorpresa».

Ferrigno è venuto a vedere il Como quest’anno un paio di volte al Sinigaglia (con l’Olginatese e una domenica scorsa) e una volta in trasferta: «Venire a Como è una grande emozione. La città mi aveva adottato e non dimentico quanto i tifosi mi erano vicini. Potessi cambiare qualcosa dello stadio, però ricostruirei la Curva Azzurra. Quella con la balaustra rialzata. Giocare con quella curva piena era speciale, ti sentivi come in Inghilterra. Per me era più bella».

Allegretti

L’altro gol da podio su punizione, è senza dubbio quello di Ricky Allegretti contro l’Empoli del 12 maggio 2002. Un missile che fece gonfiare la rete già al 10’ del primo tempo, poi sarebbe arrivata la rete del 2-0 di Oliveira. Fu la partita che promosse il Como in serie A. Allegretti non era nuovo alle punizioni vincenti, infatti qualche tempo prima ne segnò uno a Messina altrettanto importante. «E feci il segno di stare zitti. Ma a Como fu incredibile. A casa ho appeso un quadro che immortala la mia esultanza dopo quel gol. Si diceva in giro che ci saremmo accontentai del pareggio, che avrebbe aiutato sia noi che l’Empoli. Invece vincemmo. Anzi, da quella volta cominciai a tirare le punizioni sempre più spesso». Adesso Allegretti si è trasferito a Trieste, dove allena in Promozione. «La città di mia moglie, Milano era troppo metropoli per me. Como resta un grandissimo ricordo. Una stagione indimenticabile».

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