Contestazione a Cantù
Comunicato e striscioni

«Ecco. Adesso Vorremmo parlare noi». Alzano la mano gli Eagles, il tifo caldo di Cantù. Ieri sono tornati con un duro comunicato e tre striscioni

«Ecco. Adesso Vorremmo parlare noi». Alzano la mano gli Eagles, il tifo caldo di Cantù. Ieri sono tornati con un duro comunicato e tre striscioni: «Vergognatevi!» appeso sulle gradinati del “Toto Caimi”, un «Cantù siamo noi» appeso al Pianella e un «Rossini strappa e posta» in sede a Cermenate. Un comunicato fiume, in cui si prendono di mira la squadra, il gm Daniele Della Fiori e, senza nominarlo, il segretario Luca Rossini.

Ma si parte dai giocatori e dalla retrocessione «giunta per colpa di gente che non ha onorato la maglia, giocando a nostro modo di vedere “contro”, la cosa più ignobile che si possa fare… Parliamo soprattutto dei senatori e di quelli in cui avevamo le maggiori aspettative. Gente che non vogliamo più vedere in campo con i nostri colori!».

Stagione difficile, vissuta all’esterno e commentata solo con comunicati. Uno dei motivi di fraintendimento tra tifo e società: «Ci era stato fatto notare che se avessimo avuto “le palle” avremmo dovuto dire con chiarezza cosa non andava per noi, e non essere così “generici”. Abbiamo preferito stare “vaghi” per non destabilizzare l’ambiente, per non puntare il dito con troppa fermezza. E per questo siamo stati criticati. Ci siamo adeguati e l’abbiamo fatto, abbiamo esposto la nostra idea, diretta, magari “scomoda”, ma sicuramente diretta, e non andava bene lo stesso».

Argomento Della Fiori: «Volete sapere la verità? Davvero credete che la nostra contestazione al gm arrivi per i centri sbagliati? Si parla di posizione di arroganza nei confronti dell’ambiente che l’ha fatto crescere e in un certo senso “accompagnato” in questa avventura. Siamo sicuri che dopo un anno del genere, in cui gli acquisti sbagliati sono stati ben di più di quelli giusti, un qualsiasi altro gm sarebbe stato così tutelato?»

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