«Dobbiamo sprintare di più
E serve difendere molto meglio»

L’analisi di Cesare Pancotto dopo la pesante sconfitta contro Venezia: «Se il palleggio è un’abitudine allora sta a me toglierla ai giocatori».

La presa di coscienza deve essere collettiva e coach Cesare Pancotto, dopo il pesante 76-46 con cui l’Acqua San Bernardo Cantù è uscita dal Taliercio, è il primo ad assumersi le proprie responsabilità. «Siamo stati in difficoltà per tutta la partita, abbiamo fatto tutti molto male e il coach per primo» si presenta in sala stampa il tecnico canturino dopo il ko che tiene i brianzoli a due punti in classifica nelle prime quattro giornate.

«Per aiutare questa squadra a crescere bisogna capire in fretta le cose da migliorare, da quanto si è visto stasera non riusciamo nemmeno a fare le cose più semplici. In settimana posso garantire che i ragazzi lavorano con grande dedizione, ma poi in campo tutto questo non si vede. Solo chi lavora alla fine può ottenere risultati e noi siamo determinati a farlo per raggiungere i nostri obiettivi» assicura Pancotto che, tabellino alla mano, deve fare i conti col 35% da due e il 16% da tre.

Eppure, nonostante l’eclatante difficoltà offensiva che ha visto Cantù produrre appena 46 punti, è sulla tenuta difensiva che Pancotto punta l’attenzione. «Dobbiamo focalizzarci meglio e dare chiarezza a quello che siamo ora e a quello che vogliamo alla fine, ossia la salvezza. Ma per crescere dobbiamo difendere molto meglio, dobbiamo mentalizzare la difesa affinché diventi un nostro baluardo. Nella partita contro la Reyer abbiamo concesso loro altissime percentuali nei tiri da due e troppi facili uno contro uno. Serve alzare lo standard difensivo, perché è qui che poi possiamo trovare fiducia».

Dalla propria metà campo a quella avversaria, Pancotto sottolinea anche le lacune offensive di una Cantù certamente limitata dall’ottima difesa veneziana ma anche particolarmente «ostinata» a incaponirsi palla in mano. «In attacco ognuno di noi deve migliorare e togliersi qualcosa per far crescere la squadra» il primo appunto del coach di Porto San Giorgio. «Con i fisici che ci ritroviamo dobbiamo sprintare di più altrimenti non si va da nessuna parte. E poi giochiamo troppo con la palla in mano, se il palleggio è un’abitudine allora sta a me toglierla ai giocatori».

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