Draghi salva Johnson
Niente obbligo vaccinale

. La Pallacanestro Cantù sta facendo tutte le verifiche del caso, a 360 gradi e a tutti i livelli politici e sportivi ma non ci sono molti dubbi

Robert Johnson “è salvo”, almeno per ora. Il nuovo decreto del Governo, che stabilisce l’obbligo di vaccinazione anti-Covid per gli over 50, di fatto riporta indietro la legislazione relativa agli sportivi professionisti al 2021. Quando, per questa categoria particolare, non c’era l’obbligo di vaccinarsi, ma solo la presentazione di un tampone di controllo negativo per poter giocare e allenarsi. La Pallacanestro Cantù sta facendo tutte le verifiche del caso, a 360 gradi e a tutti i livelli politici e sportivi ma, almeno su questo punto, non ci sono molti dubbi.

Quindi per Johnson, che ha espresso da tempo la sua volontà di non vaccinarsi se non in presenza di un obbligo specifico e ben inquadrato dal punto di vista normativo, in questo momento non cambia nulla. E così è, di conseguenza, anche per la società. Stando così la situazione, per ora sono riposte nel cassetto tutte le ipotesi di “piano B”. Perché è chiaro che in presenza di un obbligo vaccinale e di un rifiuto del giocatore, il club avrebbe dovuto agire di conseguenza, con il taglio della sua stella e con la necessità di buttarsi a capofitto in un mercato complicato per le regole particolari della serie A2. Perché avrebbe dovuto virare a malincuore su un americano già in possesso di visto in Italia oppure optare per un giocatore comunitario. A malincuore, come detto, perché per Cantù, Johnson è un giocatore a cui è difficile rinunciare.

Chiaramente la giornata di mercoledì, che ha visto il Governo decidere sull’obbligo vaccinale nel Paese, è stata parecchio convulsa. Di fatto, di sport e professionismo non si è parlato, se non per l’ipotesi ventilata di chiudere immediatamente al pubblico stadi e palazzetti. Ma il diniego del premier Draghi sulla proposta ha immediatamente fatto tramontare l’ipotesi.

Chiaramente, per quanto riguarda l’obbligo vaccinale per gli sportivi professionisti, l’introduzione di questa misura sarebbe stata vista come una forzatura dal punto di vista del diritto del lavoro. L’unico dubbio, molto piccolo, riguarda semplicemente il trattamento riservato alla serie A2 (campionato di interesse nazionale) e alla serie A (campionato professionistico). Ma anche in questo caso c’è una consolidata prassi di equiparazione tra le due realtà, a partire dal visto lavorativo, esattamente identico tra le due categorie.

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