Ecco Ai lov dis gheim
La versione di Gianni

Nuovo appuntamento con la rubrica più longeva de La Provincia

ono uscito dall’Ospedale di Varese dopo 26 giorni immobile a letto, per una frattura al fondo schiena che i tecnici hanno definito “a scoppio”, e da pochi giorni sono alle Terrazze di Cunardo per la riabilitazione al cammino.

Devo ringraziare come sempre per le varie telefonate che ricevo, e la visita amichevole di Enrica Arnaboldi e Gigi Colombo che mi hanno informato, come soci del Lyons, delle ultime vicende del club e dei prossimi appuntamenti, e mi hanno presentato gli sforzi che tutti a Cantù stanno facendo per unire le forze, particolarmente in campo giovanile, per recuperare una canturinità completa senza atteggiamenti di parte.

Se devo essere sincero, guardando all’ottimo girone di ritorno della nostra squadra, penso che Dmitry Gerasimenko (indipendentemente da tutto quello che sappiamo) abbia avuto una vista lunga per quanto riguarda gli stranieri. Certo, per tenere a Cantù gente di questo genere, devono essere arrivati i metafisici trasferimenti di danaro ai giocatori.

È mancato negli ultimi giorni Tony Gennari, italo-americano che fece litigare la Lega e la Fip per il titolo conquistato all’Eur di Roma da Varese sul Simmenthal, e dopo rinnegato perché lo stesso Gennari non era, secondo le regole del tempo, in grado di poter essere utilizzato, ma che ha poi giocato nell’altra squadra di Milano, a Forlì, e ha lasciato un ottimo ricordo. La sua scomparsa mi ha fatto ricordare quando Giovanni Borghi decise di dividere le sue forze tra Varese e Napoli, e alla finale sopra descritta fece arrivare a Roma una quindicina di pullman dal Sud con i suoi dipendenti, per assistere alla gara; ci furono più di 13mila spettatori davanti ai romani sconvolti da un traffico che trovavano inspiegabile.

All’intervallo negli spogliatoi trovai Giovanni Borghi, che era uno che curava i suoi interessi ma anche quelli del nostro sport, allora in Italia in forte crescita, e mi disse «Te vist che bel»: non sapeva ancora che avrebbe vinto, era contento della grandiosità dell’evento, in questo sport da lui tanto amato.

In questi playoff, devo dire che ho visto delle partite interessanti sì, ma non certamente belle, tra Venezia e Trento, ma si sa che alla fine del campionato, con tanti infortuni (vedasi particolarmente Tonut per la Reyer) è difficile esprimersi al meglio.

In tutti i casi complimenti a Trieste, che ha dimostrato di meritare il grande pubblico che l’ha seguita ultimamente, e che forse ha sofferto la mancanza di Dragic in gara-4.

Mi fa piacere notare che le altre partite hanno confermato che il pubblico, quando c’è uno spettacolo che merita, accorre numeroso. Non per dare ragione a Petrucci ma il basket non va così male, se pensiamo che addirittura a Torino con tutto quello che è successo, sono riusciti a organizzare una cordata capitanata da Sardara presidente della Dinamo Sassari, per salvare la squadra.

Spero che Sardara che ha fatto tanto in Sardegna e non solo, non sia una meteora.

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