Ecco la nuova Cantù
Ce la presenta Pancotto

«Sono molto contento del nostro mercato: siamo piccoli come bonsai, ma con il carattere canturino»

«Sono molto contento del nostro mercato: siamo piccoli come bonsai, ma con il carattere canturino». Consapevolezza, orgoglio, voglia di crescere e migliorare: per coach Cesare Pancotto, sarà una stagione importante per la Pallacanestro Cantù. Senza illusioni e con i passi giusti da fare. Prima di tutto, una considerazione del tecnico: «Vorrei ringraziare Marson per avermi fatto vivere Cantù e la canturinità e fare un “in bocca al lupo” ad Allievi che assicura continuità storica a Cantù e al movimento del basket. Cosa ho apprezzato? La serietà della società per aver fatto pubblicamente chiarezza sul budget e sull’obiettivo della prossima stagione, ossia la salvezza: sono due pilastri sui cui costruiremo l’annata».

E pilastri della squadra, lo dice apertamente anche Pancotto, saranno Leunen e Smith, i cavalli di ritorno di questo mercato. Che Pancotto inquadra così: «Siamo partiti dal budget e dall’identità di squadra. Della Fiori è stato bravo e ha potuto godere del supporto di tutte le anime del club. Abbiamo aumentato la “canturinità”, perché abbiamo riportato Smith e Leunen che saranno due amplificatori sul territorio e saranno un grande supporto per i nuovi americani». Altro particolare, tutt’altro che secondario, è che sulla carta la squadra è migliorata: «Abbiamo lavorato per colmare qualche “gap”: abbiamo cercato motivazioni, energia, atletismo, esperienza, gioventù e consistenza. La squadra è un mix di tutte queste qualità».

Non è nemmeno cambiata la filosofia aziendale, ossia puntare sui giovani: «L’età media è molto bassa, poco più di 24 anni. I nuovi e i giovani devono crearsi uno status, li aspetto più affamati degli altri. Procida? Non sarà più un giovane, ma un giocatore. Ci credo molto e vorrei ricordare che a 17-18 anni nemmeno Abass era nelle rotazioni. Ha talento tecnico e atletico, faccia tosta, ed è un gran lavoratore. Non bisogna creargli aspettative che non può sopportare, ma sicuramente dovrà adattarsi alle nuove responsabilità: deve avere cultura della conquista e non della carta d’identità. E dovrà averla sempre».

Come detto, Leunen e Smith sono al centro del progetto: «Di Leunen apprezziamo la serietà e capacità di far aggregare e migliorare i compagni. Non gli chiederemo di fare salti, ma di essere lo stesso di sempre. Smith? Siamo molto convinti anche di lui: ci dà intelligenza, contropiede e affidabilità in difesa. In due parole, sono giocatori fondamentali nel progetto».

Il rischio calcolato della scommessa, anche quest’anno, è stato confermato con gli arrivi dei rookie Johnson e Kennedy: «A Johnson ho detto che è una dinamo, che può dare la scossa: gli ho detto che ha una faccia simpatica e di non cambiarla sull’aereo dagli Usa. Kennedy è una operazione alla Hayes: cercheremo di fargli conquistare al volo il passo del campionato italiano». Altra conferma, come un anno fa, la scelta di pescare in A2 ed è arrivato Bayehe: «Di lui apprezziamo il fatto che si è sempre migliorato. Crediamo nelle motivazioni, lui ne ha per conquistarsi un posto in serie A».

Si è andato invece più sul sicuro con il “bomber”, essendo Woodard un giocatore con esperienza europea: «Gli abbiamo dato precise risposte sul suo ruolo e sulle responsabilità. In più è un mancino, per me un valore in più. Mi fa venire qualche idea su un gioco con tre piccoli e altre riflessioni: si inserisce bene con le mie idee».

Considerazioni finali sulla serie A che verrà: «Chi disputa anche le Coppe, quindi nove squadre, ha budget importanti e panchine lunghe. Con loro paghiamo un disequilibrio che però sapremo colmare con il lavoro e con l’ingegno. Sperando che l’assenza del pubblico, se confermata, non crei altre voragini dei valori in campo».

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