«Entro nella storia di Cantù
Ma lo faccio in punta di piedi»

Cesare Pancotto, nuovo coach dell’Acqua San Bernardo: «La cosa che più mi è piaciuta è che mi sono sentito scelto»

«Un saluto a Cantù, dove mi onorerò di vivere questa stagione». Si presenta così, con estremo garbo, Cesare Pancotto, l’allenatore che l’Acqua San Bernardo ha chiamato a sé (contratto 1+1) per porlo alla guida tecnica della squadra che la prossima stagione dovrà innanzitutto pensare a salvarsi.

«Non ho guardato alle difficoltà che pure so ci sono, ci saranno e che già abbiamo condiviso con loro - la puntualizzazione -, quanto piuttosto alle opportunità. Perché credo che una persona che inizia un viaggio debba guardare all’opportunità. E la positività deve essere un punto di riferimento costante perché si può affrontare la vita in tanti modi ma io preferisco farlo nel mondo più positivo e propositivo possibile».

Ha allenato praticamente ovunque, ma la Pallacanestro Cantù resta pur sempre la Pallacanestro Cantù... «Entro in punta di piedi nella storia di Cantù, di questa società, di questa città e lo faccio con grande orgoglio e determinazione. Del senso di appartenenza voglio essere contagiato dai tifosi perché poi devo riuscire a trasmettere questo sentimento ai giocatori che dovrò allenare. E allora spero che questo contagio avvenga nei tempi più brevi possibile».

Un’ultima confessione. «La cosa che mi è piaciuta è che mi sono sentito scelto e questa è una motivazione già di per se grandissima. La percezione è che si vogliano fare le cose con serietà. Noi allenatori siamo come gli sprinter delle staffette. Raccogliamo un testimone per poi sapere che dovremo cederlo. Cantù ha questa necessità: non rinnegare il testimone che ha ricevuto, ma vuole correre per lasciarlo a qualcuno di ancor più importante».

L’intervista completa e due pagine dedicate sulla Provincia di mercoledì 19 giugno

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