Frates: «Per noi era finita
Ma lo champagne in ghiaccio...»

Venticinque anni fa, Cantù perdeva la promozione in serie A1 nella “bella” contro Arese allenata proprio dall’ex coach canturino.

Aveva 35 anni nel maggio 1995, Fabrizio Frates. Ed era già un grande ex perché da allenatore di Cantù aveva vinto la Korac del 1991. Quella ’95-96 era la sua prima - e unica - stagione da coach di Arese. E nella serie di finale per la promozione in serie A1 superò per 3-2 la Polti Cantù.

Una promozione sorprendente la vostra, par di ricordare.

«Allestimmo la squadra con pochissime risorse e in clamorosa zona Cesarini».

In che senso?

«Che allora il mercato si chiudeva tassativamente il 7 luglio a mezzogiorno e noi alla mezzanotte del 6 avevamo un solo giocatore sotto contratto. E io ero agitato come una bestia. Ma il nostro general manager Bergamaschi mi rassicurava dicendomi che sarebbe stato opportuno attendere le ultimissime ore per gli scambi. Ed ebbe ragione . Addirittura due pezzi da novanta per quella squadra quali Aldi e Capone vennero scritturati in dirittura d’arrivo. E poi...

»

Poi?

«La scelta dell’americano, Fox, fu quella giusta. A quei tempi si giocava con un solo straniero e se fallivi la presa, ciao.

Squadra fatta, dunque.

Roster competitivo, ma senza alcuna velleità di A1. Si creò immediatamente la chimica ideale, innanzitutto sotto il profilo umano anche perché molti di quei giocatori avevano un sacco di voglia di prendersi rivincite. Ed è proprio la motivazione che rese il gruppo compatto e coeso».

Non eravate certo voi quelli più indicati per compiere il grande balzo.

«Rimini era forte e poteva contare su un certo Myers... E invece, nell’altra finale, si fece eliminare da Forlì. L’altra grande favorita del campionato era Cantù. Su questo non c’erano dubbi. Noi avevamo meno pressioni».

Eppure approdaste ai playoff forti di un’ottima stagione.

«Il nostro percorso aveva contribuito ad alimentare l’ambizione, ma con la leggerezza di chi non è pronosticato. Eravamo come Cenerentola al ballo delle debuttanti».

In finale, dopo gara-3 per voi sembrava però finita.

«Per noi sarebbe comunque rimasta una stagione indimenticabile, ma in gara-4 al Pianella avevano già messo lo champagne in ghiaccio e questo smosse l’orgoglio smisurato dei miei giocatori».

Ed ecco l’atto conclusivo.

«Uno dei ricordi più belli. Palazzetto soldout, ma solo perché i canturini erano migliaia... E poi quella tripla l’ho ancora stampata in testa. Non il tiro della domenica, ma una conclusione presa con lucidità dall’uomo designato. Purtroppo, quella vittoria si sarebbe di lì a breve rivelata anche la fine per quella società che l’A1 non poteva permettersela».

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