Frigerio: «Brava Como. Meriti
lo spettacolo del Lombardia»

Il bilancio dell’organizzazione locale: «Vogliamo tenerci stretti questo arrivo»

Anima e cuore. Ne servono a tonnellate per prendersi in carico un Lombardia in piena emergenza Covid e con soli due mesi di preavviso, vista la collocazione in calendario clamorosamente anticipata. Paolo Frigerio, presidente di CentoCantù e del Comitato locale organizzativo, ora può ben dire di essere riuscito a metter via egregiamente anche questo ennesimo miracolo made in Como.

Presidente, a freddo, quale sono le sensazioni?

A parte i due noti episodi - il terribile incidente a Evenepoel e la “disattenzione” dell’automobilista in via Bellinzona - direi che è stata una grande giornata. Con l’evento sportivo che spesso ha lasciato spazio alla promozione del territorio. Permettendoci di centrare entrambi gli obiettivi. E mai come in questo momento si sa quanto ce ne fosse bisogno.

Un bilancio, dunque, esaltante.

Premia la scelta coraggiosa di mettersi in pista per una gara a Ferragosto. E premia il lavoro organizzativo, e di supporto, nostro, di Comune, Prefettura, Questura e Guardia di Finanza. Oltre a Rcs, naturalmente.

Qual è la cosa che più l’appaga?

Il grande segnale di ripresa che si è voluto dare. E il rispetto delle norme da parte della gente. Sarà anche uno sport nazional-popolare, il ciclismo, ma i tifosi hanno dimostrato tutta la loro maturità. Mentre si sentiva e si leggeva, altrove, di spiagge affollate e senza regole, qui è andato tutto a meraviglia. Una piazza come Como si merita un evento del genere.

Grazie anche a un grande lavoro di squadra...

Ripeto: tutti i partner istituzionali, e ci metto anche gli uffici comunali e i vigili che sono scesi in strada, sono stati all’altezza. E questo ci ha agevolato. Forse un po’ più freddino del solito l’ambiente all’arrivo, e ciò per via le restrizioni, ma poi rivedendo la gara in tivù a sera mi sono accorto di quello che abbiamo fatto.

E cioè?

E cioè una promozione del territorio impagabile, con quelle immagini di Como e del lago viste in tutto il mondo. Uno spettacolo della natura e il giusto mix tra passaggi sulla gara e sull’ambiente. Non c’è niente da fare: Como è la sede naturale dell’arrivo del Lombardia.

Non diciamolo ai bergamaschi, però...

No, lo sanno. Con Giovanni Bettineschi, il suo staff e la città di Bergamo i rapporti sono ottimi. Ci siamo visti e sentiti tante volte. Ovvio che ci sia un pizzico di naturale rivalità, ma anche avere la partenza, con il ritrovo il giorno prima delle squadre, è un bel jolly turistico...

Ci sta dicendo che farete di tutto per tenere qui l’arrivo della Classica monumento?

Chiaro. Non ci si ferma. Ho già avuto una riunione, domenica sera, con i miei di CentoCantù e del Cc Canturino. Dopo esserci un po’ lodati l’un l’altro, e non fai mai male, abbiamo deciso di andare avanti pensando a come sarà il futuro.

E come sarà?

C’è bisogno, come in ogni cosa che deve rimanere “viva”, di qualche piccola modifica. Aggiustamenti o poco più, niente di sconvolgente. Ma ogni volta bisognerà essere bravi a mettere lì qualcosa di nuovo.

Non si riferirà mica al percorso?

Quello che c’è di bello dell’arrivo ormai è conosciuto, ma stiamo studiando qualcosa. Che per ora, ovviamente, rimane top secret.

Lei ha avuto il merito di crederci sempre. Cosa le regalava ottimismo?

Almeno tre fattori. Il primo è che ci tenevo a dare un segnale di ripresa e di ottimismo, e che fosse tangibile. Il secondo, molto più terra a terra, è che non volevamo uscire dal grande giro del ciclismo: l’arrivo del Lombardia è appetibile da molti, saltare una volta poteva essere devastante. E il terzo, senza peccare di immodestia, è che francamente eravamo gli unici in grado di organizzare una roba così in meno di 60 giorni, e in periodo di ferie, quando in passato ci volevamo sei/sette mesi.

Esame superato?

Brillantemente. Como se lo merita. E lo scenario che abbiamo regalato al mondo è lì da vedere. Frutto di una rete di relazioni che prosegue da anni.

E lei, uomo di pubbliche relazioni, in quest’ambiente ci sguazza...

A parte che, e vorrei ricordarlo, di mestiere faccio il consulente del lavoro e non l’organizzatore di eventi, non nego che a monte ci sia un lavoro non indifferente. Che parte da lontano e arriva fino ai due registi, quello della Rai e quello del circuito internazionale.

Patron Vegni e Allocchio, punte di diamante di Rcs, da Como come se ne sono andati?

Ho avuto con entrambi un colloquio informale sui gradini della Finanza. Direi che erano felici. Stanchi, perché anche loro fino all’ultimo hanno dovuto rispondere alle richieste improvvise di tutti gli uffici, ma soddisfatti.

Quest’anno ci avete messo anche un pizzico di sport sostenibile con la sfilata delle handbike...

E di questo vorrei ringraziare di cuore la nostra campionessa Roberta Amadeo, che si è spesa personalmente senza risparmio di energie, con partecipazione sia agonistica e sia emotiva. Un messaggio molto bello, per un mondo che ora tutti dovrebbero conoscere. La cosa mi riempie di orgoglio. Sono stato felice di avere messo in pratica l’idea del Panathlon di Como, che ha avuto un’intuizione geniale.

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