Fusione Castello-Cantù
Apertura per ora a metà

Si rincorrono le voci e i presidenti chiariscono. Bettio: «Se si farà, bene. Sennò cambieremo il nome». Trongadi: «Una società storica c’è già, ed è il San Paolo»

Tutto ancora da decidere quale sarà il futuro a breve termine del calcio a Cantù. Da alcune settimane si rincorrono le voci di una possibile fusione tra le realtà presenti sul territorio, sia a livello di prime squadre, sia di giovanili.

Se ne sta concretamente parlando: le protagoniste di questo tam-tam sono Castello Vighizzolo e Cantù San Paolo, con inoltre il possibile coinvolgimento di Cascinamatese e San Michele. L’ambizioso presidente del Castello Giovanni Bettio appare possibilista, ma ammette che la situazione non è vicina alla soluzione. «Noi vorremmo costruire una squadra che possa giocare ad alti livelli nel contesto regionale, quindi penso all’Eccellenza, sotto il nome di ‘Città di Cantù - esordisce il massimo dirigente gialloblù -. Se ci sarà anche la volontà delle altre società canturine saremo felici di unificare le forze, perché una città come la nostra merita di affrontare palcoscenici migliori. Il Mariano, tranne una breve parentesi, è da 20 anni in Eccellenza, ritengo che Cantù abbia tutte le potenzialità per non essere da meno, avendo inoltre un bacino molto più ampio».

Un sodalizio che Bettio non allarga a livello giovanile, dove prospetta una collaborazione tra chi è già presente nel panorama attuale. «Noi come Castello contiamo ormai su oltre 400 ragazzi e vogliano dare a tutti la possibilità di giocare, quindi lavorare insieme a Cantù, Cascinamatese e San Michele, aprirebbe a mio parere la possibilità di uno interscambio di giocatori. Ne stiamo parlando, ma al momento non ci sono certezze: all’interno del Cantù pochi giorni fa si è dimesso il vicepresidente Gennaro Novelli, quindi mi risulta ci siano cambiamenti in atto, nei quali noi non vogliamo intrometterci. Quando tutto sarà più chiaro si potrà pensare al futuro».

La volontà di Bettio è chiara, anche se dovesse restare da solo. «Se poi alla fine non si potesse fare nulla, noi cambieremo il nostro nome da Castello Vighizzolo a Castello Città di Cantù, per essere più agevolmente identificabili in Lombardia».

Non proprio dello stesso avviso appare il presidente del Cantù, Salvatore Trongadi, che dopo un primo ‘no comment’ precisa: «A Cantù una società storica già esiste ed è il San Paolo. Le porte sono aperte a tutti per qualsiasi innovazione positiva, compreso il ruolo di presidente».

Un chiaro invito a lavorare insieme all’interno di una realtà consolidata, senza costruire una nuova società. Nelle prossime settimane, con la chiusura dei campionati, sono attesi ulteriori sviluppi su una vicenda che stando a queste ultime dichiarazioni necessita di altro tempo per trovare la sua definizione.

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