Futuro Cantù, giorni cruciali
Sul tavolo anche il Pianella

Gli americani chiedono di vedere conti, progetti e budget, sull’altro fronte si lavora alla definizione del Consorzio

Il fronte si allarga. E il cerchio si stringe. Binari paralleli, per ora, ma che tutti sperano si possano incrociare, un giorno. Per fare le fortune di Cantù. Vorrebbe dire aver raggiunto la salvezza societaria. È a questo che tutti guardano, adesso, da dentro e da fuori.

Anche ieri un altro incontro, per mettere là l’ennesimo mattoncino. Chi arriva dall’esterno sta vivendo sulla pelle quello che significa la parola pallacanestro, in una città che da sempre di canestri ne ha avuti ovunque. Chi lavora da dentro sta scoprendo, o riscoprendo, un entusiasmo che sembrava sopito. E sul quale, adesso, si può pensare di poggiare le basi per il futuro, sperando sia luminoso.

Lo straniero sì. Ma non da solo. Lo straniero più il territorio, allora. Anche perchè riportare il territorio attorno a un tavolo vuol dire un bel 180 gradi di inversione rispetto alle politiche gerasimenkiane, ovvero di colui che - carattere e credo - ha scientemente deciso di chiudersi in se stesso, rinunciando un po’ troppo spesso ad accettare i consigli di chi questa zona, oltre questa storia, la conosce e l’ha battuta palmo a palmo. Per cercare di garantire alla Pallacanestro Cantù la dignità che si merita.

Così, trattativa doppia, mentre agli americani chiedono di vedere conti, progetti e budget (questi sì sono su carta, mentre l’entusiasmo si misura in emozioni), sull’altro fronte si lavora alla definizione del Consorzio, ovvero quel cordone ombelicale che dovrebbe legare il nuovo al vecchio. Quel che verrà all’esistente.

Il fronte, dicevamo, si allarga. Un po’ per il passa parola e tanto per convinzione. C’era di tutto, in questi giorni, seduto intorno ai tavoli, di ristorante e di uffici (di professionisti e non). Vecchi soci, vecchi e nuovi sponsor, amici, ma anche aziende e imprenditori che, per la prima volta, si affacciavano alla finestra biancoblù.

Un bel segnale, che è passato. Per quello che potrebbe, a ragione, considerarsi una sorta di zoccolo duro (anche se ancora a carte coperte, cioè non sapendo quando ognuno voglia, o possa, mettere a disposizione). Comunque uno sprone per coloro che stanno decidendo se acquistare o meno e anche per quelli che, in un primo giro di posta, avevano dato la disponibilità a partecipare alla cordata e che ora saranno chiamati a confermarla.

Una delle soluzioni che potrebbe portare a vantaggi immediati è quella di far diventare il Consorzio anche una sorta di polmone dal quale acquisire le risorse necessarie a garantire l’ordinaria amministrazione, lasciando un po’ più di tempo alla trattativa per il passaggio delle quote. Insomma, saremmo davanti a un vero e proprio atto di amore e di fiducia. Del territorio e per il territorio.

Un po’ quello che la multinazionale americana ha chiesto fin dai primi sondaggi, quando ancora era il 2018 e quando ancora le mani erano legate da budget già pianificati e quindi impossibili da sciogliere. Ora la musica è cambiata. E dopo un weekend di incontri, sondaggi, strette di mani e conoscenza, da ieri si è tornati a fare sul serio. Senza intermediari. Di qui del tavolo chi, dall’inizio, si sta spendendo per la società, e cioè Roman Popov, Andrea Mauri e Angelo Zomegnan. Dall’altra parte chi, ufficialmente, ha la delega dal colosso a trattare.

Il clima è sereno, se non si corresse il rischio di essere nuovamente bruciati qualcuno avrebbe voglia di dire anche di grande fiducia. Di certo, e nemmeno troppo a rilento, si stanno facendo passi in avanti. Ad esempio, nel bel mezzo dei discorsi è finito adesso anche il palazzetto, uno dei cardini del progetto.

Naturale che qualcuno possa anche aver pensato di poterne fare senza (nel senso che, acquisita l’A.P. Cantù, si può tranquillamente andare avanti a giocare pagando l’affitto a Desio), ma i colloqui di ieri smentiscono i fatti, dal momento che, in maniera ufficiale, si sono voluti vedere le carte, lo stato dell’arte del progetto e i costi dell’operazione. Insomma, dalle parole si è passati direttamente ai fatti.

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