«Giustificazioni? No
C’è voglia di reagire»

Cesare Pancotto, l’allenatore di Cantù dopo la sconfitta a Treviso. «A me stesso e alla squadra piace dare motivazioni. Meno male abbiamo reagito e alzato il livello in difesa»

«A me e alla squadra piace dare motivazioni, non giustificazioni». Se qualcuno sta pensando che coach Cesare Pancotto si stia lamentando, all’esterno e all’interno, delle tre partite in una settimana dopo un mese praticamente senza allenamenti a causa del “focoloaio” Covid, che la sua squadra abbia giocato due partite senza Smith e una (forse due, è in dubbio anche per domenica) senza Leunen, ossia due cardini del mercato e del roster, o che stia semplicemente “piangendo” per la situazione – quanti colleghi, non solo nel basket, per molto meno avrebbero iniziato a farlo da tempo –, allora si sta sbagliando. E di grosso.

Il tecnico della Pallacanestro Cantù – non lo scopriamo certo ora -, ieri alla ripresa degli allenamenti ha scosso la sua squadra, dopo la sconfitta contro Treviso, incitandola tra le quattro mura del “Toto Caimi”: «Abbiamo analizzato le ultime due partite parlando delle motivazioni, sulla scorta di un lavoro che stiamo facendo da agosto. Dobbiamo aggredirlo, questo momento, come in effetti abbiamo fatto sia mercoledì, sia domenica. C’è voglia di reagire, lottare e grattare il barile, che comunque abbiamo riempito, e alzare livello della difesa».

Già, quella difesa che, con il passare dei minuti e della lucidità, è un po’ venuta meno nelle ultime due partite, come prevedibile con una squadra con pochi allenamenti nelle gambe: «Come obiettivo immediato dobbiamo recuperare la continuità di lavoro e di rendimento in partita, che è la logica conseguenza. Lo dico perché all’atto pratico abbiamo avuto qualità di gioco in entrambe le partite. Poi effettivamente è calata l’energia che ha abbassato la nostra tenuta difensiva e la lucidità in attacco».

Certo, neppure l’inossidabile Pancotto non nega l’evidenza: «È un dato di fatto che essere catapultati, dopo un mese, a giocare tre gare in una settimana possa creare delle difficoltà. Ma per noi è importante accettare la situazione, sia per le partite da giocare, sia per allenarci: resistiamo».

In estrema sintesi, all’Acqua San Bernardo – per caratteristiche, tipologia di roster e mentalità - manca come l’acqua la possibilità di allenarsi insieme e con continuità: «Per come siamo fatti e per come siamo stati allestiti, dobbiamo costruirci la vittoria nei 40 minuti, perché ci manca il genio per chiudere le partite in 3 minuti. Abbiamo però la capacità e il lavoro alle spalle per farlo nell’arco dell’intera partita. Mi piace però sottolineare l’atteggiamento e il carattere dei miei giocatori: nelle difficoltà hanno comunque dato tutto. E a me, così come alla squadra, piace rimboccarci le maniche».

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