Il calcio di domani: «Green pass o no?
L’importante è che i giovani ripartano»

I dirigenti delle società comasche s’interrogano sulla ripresa dei campionati

Il calcio dilettantico e giovanile spera di rimettersi in moto davvero e senza più interruzioni. L’argomento più dibattuto negli ultimi giorni è quello che lo si possa fare solo con l’introduzione anche nella pratica dello sport del Green pass.

Se l’ipotesi di renderlo obbligatorio per il calcio dilettantisco sembra percorribile, oltre a trovare il favore della gran parte dei dirigenti e delle società comasche, non altrettanto si può dire per quanto riguarda i più giovani.

Il tema è complesso, perché i ragazzi sono fermi da tanto tempo e hanno l’esigenza di poter tornare a fare sport in sicurezza, ma i dubbi e i pochi giovani vaccinati (una delle tre possibilità per ottenere il Green Pass, oltre all’essere guariti e al tampone) potrebbero essere un problema per la regolare ripresa dell’attività agonistica, almeno a breve termine. Un’indicazione indiretta, ma non di poco conto arriva dalla scuola, punto di riferimento anche per il calcio giovanile, che a quanto pare ripartirà come ha terminato con limitazioni e restrizioni.

C’è da fare comunque una distinzione tra gli under 12 (che a oggi non possono ancora essere vaccinati) e gli over 12. Se per i primi (che sono i ragazzi dell’Attività di Base, quindi sino agli Esordienti) è pensabile che ci potranno essere ancora delle difficoltà per un’immediata ripartenza (gennaio?), dai 12 anni in su teoricamente con un Green pass la ripartenza stessa potrebbe essere un po’ più semplice (autunno?).

In attesa di quelle che sarà il protocollo della fFederazione, dettato dalle autorità sanitarie, tra i dirigenti delle comasche filtra un po’ d’incertezza ma anche grande determinazione nel voler riportare in campo i ragazzi senza più interruzioni. Senza regole chiare e sicure difficilmente però potrà avvenire a breve, nonostante i camp, gli open day e i tornei che hanno inondato l’estate.

«Il Green pass già di per sé non mi fa impazzire – dice Salvatore Torre, dg della Guanzatese – ma dobbiamo renderci conto che altre soluzioni non ce ne sono. Se sono favorevole per i grandi, ho qualche titubanza in più per i più piccoli. Io mi posso solamente riferire agli studi degli esperti, che mi pare dicano che il vaccino per i più piccoli possa non essere indispensabile. Ecco, se così fosse aspetterei ancora un po’ prima di obbligarli».

Idee simili a quelle di Roberto Soggia, presidente della Valbasca: «Ci può essere qualche remora nel vaccinare un bambino, io se fosse possibile aspetterei un po’, giusto per capire che conseguenze possa avere nel lungo periodo. Se però può essere utile per la ripresa allora ben venga, anche perché altrimenti saremmo di nuovo punto e a capo. Io credo nel vaccino per gli adulti, mentre per i bambini mi riesce un po’ più difficile».

Flavio Malinverno, allenatore dei Pulcini 2013 della Porlezzese, la pensa così: «Loro oggi, anche volendo, non potrebbero vaccinarsi, ma credo che tutti i ragazzi siano i primi da rimettere in campo. Mi rendo però conto che sia difficile imporre un vaccino, penso che siano i genitori che debbano decidere per i figli e non debba essere questo che possa dar loro la possibilità o meno di poter tornare a giocare a calcio, che è la cosa più importante a mio avviso».

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