Il caso (unico) Como
«Ma i soldi arriveranno»

Calcio - Intervista a Calcagno, avvocato dell’associazione calciatori, sta seguendo la vicenda del mancato pagamento degli stipendi (gestione Essien)

Un caso assolutamente unico, quello del Como della scorsa stagione. Ne stanno facendo le spese i giocatori, che dalle pagine del nostro giornale hanno sollevato la questione relativa ai tre mesi di stipendio mancante, che nessuno al momento è in grado di pagare. Lunedì erano venuti in redazione Giovanni Fietta, Giuseppe Le Noci, Andrea Marconi, Cristian Bertani e Devis Nossa

Della questione si sta occupando l’avvocato Alessandro Calcagno, dell’Associazione calciatori. Che sostiene che «prima o poi i soldi arriveranno», ma spiega anche che la strada è ancora lunga e tortuosa.

Ma chi è in primis responsabile di questa situazione? «C’è un concorso di responsabilità, ma anche di situazioni fuori dal comune. Perchè in pratica il Como, nonostante fosse stato venduto, ha continuato a giocare tre mesi come Calcio Como, come fosse ancora la vecchia società».

Questo per le mancate pratiche di affiliazione da parte della Fc Como, «che per la Federazione non è mai esistita». Il punto è proprio questo, perchè gli organismi calcistici hanno consentito questa situazione? «So che la Fc Como è stata più volte sollecitata in quei mesi a mettersi in regola, solleciti mai accolti. Le regole ci sono, ma non sono applicate in maniera rigida. La Essien aveva pagato, era impensabile che non si mettesse in regola avendo già speso dei soldi».

Però, di fatto, in campo c’era il Calcio Como, non il nuovo Fc Como. Per questo ora, per pagare quegli stipendi, normativamente ci si deve riferire alla fidejussione intestata a Porro e a sua moglie, stipulata con la Banca Popolare di Sondrio, stipulata per iscriversi nel giugno 2016, poco prima della dichiarazione di fallimento.

Porro si è opposto, il contenzioso è tra lui e la Lega. Seguito dal Tribunale di Sondrio in quanto sede centrale della banca. La prima istanza dell’ex presidente è stata respinta, ora il reclamo verrà preso in esame ad aprile.

«Al momento si deve aspettare l’esito di questa questione, anche se stiamo cercando di trovare una soluzione, di aprire una trattativa con i legali di Porro, che non è certamente l’unico “colpevole”. Perchè se tutto fosse andato regolarmente, i giocatori dovevano essere pagati dalla nuova proprietà».

Che paradossalmente invece è al di fuori di questa questione. Anche se i giocatori potrebbero, e qualcuno lo ha già fatto, insinuarsi come creditori privilegati nel fallimento della Fc Como. Comunque con poche speranze di poter recuperare tutto il dovuto, globalmente poco più di 500.000 euro. «È una strada percorribile, ma prima aspettiamo la sentenza di aprile, anche per capire l’entità della somma da chiedere». La fidejussione infatti coprirebbe solo 350.000 euro.

Poi c’è il Fondo di solidarietà dei calciatori, costituito anche con il contributo mensile di tutti i giocatori professionisti. A tutela di situazioni come queste. «Le istanze al fondo sono già state approntate, coprono però solo la parte fino a 75.000 euro lordi annui per ciascuno. Quindi, chi già ha percepito quella cifra- e nel Como qualcuno c’è – ne resta escluso», così ci sono altre esclusioni, tipo quella di Bertani che essendo stato squalificato per illecito sportivo non ha più diritto a usufruire del Fondo.

«Questo caso del Como farà scuola, purtroppo – conclude Calcagno -. Ora sto seguendo il fallimento del Vicenza, e nel bando d’asta faremo mettere l’obbligo in tempi brevissimi di sistemare anche tutte le questioni sportive. Perchè un caso del genere non si deve ripetere più».

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