Il Como calcio e pepe
Caranchini chef tifoso

«Sì, mi piace vedere la squadra come identificazione del territorio. Io sono orgoglioso delle mie origini. Come in cucina»

Chef stellati e calcio, connubio che va di moda. Da Oldani e Barbieri (interisti) a Cracco (milanista). Noi, in salsa (termine mai così adatto) comasca, abbiamo Davide Caranchini, 29 anni, una Stella Michelin per il suo “Materia”, chef emergente nel panorama nazionale, tifoso del Como. Tanto da avere un tatuaggio sul braccio con la scritta “Como 1907”. Frequentatore del Sinigaglia (anche in curva) sino a quando la sua professione glielo ha permesso, segue ancora a distanza con affetto. Ora: tutti gli chef intervistati sul tema pallonaro sono costretti a rispondere a strampalate domande su improbabili paragoni tra squadre e piatti, tra giocatori e ingredienti. Cui rispondono con gli occhi stralunati cercando (poveretti) una risposta sensata. Noi abbiamo provato a non farlo. (Ma, sigh, non ci siamo riusciti).

Da dove parte la sua passione per il Como?

«Dal 1996 più o meno. Avevo sei anni, mi portava papà.

Idoli?

Da ragazzino ho fatto il portiere. A me piaceva tanto Brunner. Mi piaceva come parava e la sua personalità.

Lì siamo un po’ più avanti...

Sì, da 2000 ho seguito più assiduamente. Andavo anche in curva. Mi piaceva il modo di partecipare alla partita, cantare. Mio papà era collega di uno dei capi della curva. Iniziò così. Qualche volta sono andato anche in trasferta. Ho seguito bene sino al 2010. Poi la professione mi ha tolto di mezzo dai sabati e dalle domeniche. E allora addio».

Lei, tra i suoi numerosi tatuaggi, ha anche la scritta Como 1907.

«Sì, mi piace vedere la squadra come identificazione del territorio. Io sono orgoglioso delle mie origini. Un concetto che trasferisco anche in cucina.

Noi facciamo una cucina che sia una evoluzione delle materie prime del territorio. Se nel Nord Europa hanno una tradizione centenaria nel trattare il pesce, o a sfruttare materie prime alternative come spezie o licheni, perché non utilizzare questi trucchi per far evolvere la nostra cucina? Ma il territorio deve essere al centro della storia.

Con che piatto andrebbe a giocarsi una finale di Champions League?

«Cavolo rosso marinato, mandorla, midollo affumicato e caviale».

E un piatto che possa ricordarle il Como?

«Il Como è una cosa che mi fa sentire a casa. Scelgo il piatto che non manca mai nel menu del mio ristorante, dal primo giorno: spaghetti, burro, colatura di agone e buccia di mango.

Come mettere sul campo una squadra...

«Sì: diciamo che il Burro potrebbe essere Brunner, che dà sicurezza, la colatura di agone Music, che faceva da conduttore e teneva il tutto unito; e la spezia orientale derivata dal mango, Oliveira».

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