Il Como in vendita
Aspettando gli americani

Ci sono ben 5 trattative diverse aperte (quattro straniere e una italiana), di cui una assolutamente in vantaggio e appetitosa, e le altre di rincalzo

Ce lo ricordiamo bene, era quasi tre anni fa. La sintesi “Il Como in vendita”, fatta dal nostro giornale, fece andare su tutte le furie l’allora presidente Pietro Porro. Ma era la sostanza delle cose. Si cercava un acquirente per risolvere i dissidi interni che strozzavano la società. Sei mesi dopo il Como sarebbe fallito.

Ora, fatte le debite proporzioni (e speriamo epiloghi diverso, visto che ne abbiamo già viste abbastanza), siamo nella stessa situazione. Solo che, stavolta, nessuno si arrabbierà. Il Como è sostanzialmente in vendita anche adesso. Ci sono ben 5 trattative diverse aperte (quattro straniere e una italiana), di cui una assolutamente in vantaggio e appetitosa, e le altre di rincalzo.

Ma la sostanza è che si tratta su più tavoli perché la divisione al 50% tra Nicastro e Felleca non è più sostenibile. La tregua di facciata, vista la settimana scorsa, serve solo a favorire le trattative.

Il Como ha schiacciato il tasto “stand by”. In realtà la novità dello scenario è una: Felleca si è “rotto”. Oddio, detta così è molto “tranchant”. Lui vuole vincere il campionato a tutti i costi e anche nel caso di cessione proporrà di restare, con Corda, a gestire le vicende del campo sino alla fine. Prenderà altri 99 voli avanti e indietro dalla Sardegna, considera la promozione in C come una sfida a chi lo contesta.

Ma dentro di lui si è rotto qualcosa. Precisamente dal giorno in cui è stato respinto dai tifosi, al bar dietro la curva. Tregua fallita. Felleca, ragionando con la sua testa, si sente tradito, viste le sue intenzioni. Per questo da «Caro Nicastro vendi pure la tua metà a chi vuoi, da qui non mi schioda nessuno», si è passati a «Ok, se gli americani arrivano, ci sto, vendo tutto e arrivederci».

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