Il Judo non a distanza
«Per ora aspettiamo»

«È impensabile ritornare all’attività agonistica, senza prevedere la proiezione dell’avversario», dice il maestro Ermanno Quaranta della Virtus Arosio

Il judo, nello studio del Politecnico di Torino sulle classi di rischio per la ripresa dell’attività agonistica in tempo di covid-19, è tra i più pericolosi, al pari della scherma. A far salire l’indice, l’indispensabile contatto diretto tra i due atleti sul tatami con le mosse per l’esito finale del match.

«È impensabile ritornare all’attività agonistica, senza prevedere la proiezione dell’avversario - dice il maestro Ermanno Quaranta, fondatore della Virtus Arosio e commissario tecnico regionale, per 16 anni -. Però con le prese i due atleti si trovano a poco più di 20 centimetri, e questo, fino a quando sarà in corso l’emergenza sanitaria non è consigliabile. D’altra parte non esiste un judo “a distanza”».

Il blocco delle gare, non impedisce la ripresa degli allenamenti. «Questo sarà possibile quando ci sarà il via libera all’apertura delle palestre -dice Quaranta -. Che prima dovranno essere sanificate, a cura dei gestori che spesso sono poi le amministrazioni comunali».

Il coronavirus però cambierà anche tempi e modi degli allenamenti. «La presenza in palestra andrà obbligatoriamente contingentata. Sui tatami ci si potrà allenare, a piccoli gruppi. Ovviamente rispettando il distanziamento sociale».

E qui il judo ha un vantaggio. «Le materassine sono di colori diversi e questo faciliterà l’applicazione - anche visivamente - della distanza di sicurezza», spiega il maestro inverighese. Anche negli allenamenti, ovviamente, non ci potrà essere il contatto fisico. «Si faranno esercizi per il potenziamento fisico e per l’apprendimento delle tecniche. Ma l’importante è far ritornare i ragazzi alla pratica sportiva. Far rivivere, anche se in maniera diversa dal pre-covid 19, lo stare insieme».

© RIPRODUZIONE RISERVATA