La gara con l’Olbia
saltò anche all’andata

Allora la partita era in calendario il 7 novembre, e in quel momento il Como era nel pieno dell’epidemia che aveva contagiato quasi tutti

All’andata. Allora la partita era in calendario il 7 novembre, e in quel momento il Como era nel pieno dell’epidemia che aveva contagiato quasi tutti i giocatori e praticamente lo staff al completo. E anche per questo il problema si sperava potesse essere definitivamente superato.

Era l’ultima settimana di ottobre quando si manifestarono nel gruppo squadra le prime avvisaglie del virus, che già avevano cominciato da qualche settimana a variare orari e programmi delle partite del Como, per problemi legati agli avversari, come nel caso della trasferta a Lucca, dove ci si era fermati un giorno in più, ma non era stata l’unica situazione. Prima della gara infrasettimanale con la Juve, recupero giocato il 28 ottobre, erano emersi sei casi di positività nel Como: un giocatore e cinque membri dello staff. La partita era slittata di qualche ora, per tutti gli altri l’esito del controllo risultò negativo. Il Como giocò e vinse.

Ma due giorni dopo, alla vigilia di Como-Pro Patria, il verdetto dei tamponi fu impietoso: altri diciotto positivi, numero che nei giorni successivi aumentò ancora di qualche unità. Restarono indenni solo sei-sette giocatori, il che rese impossibile anche allenarsi normalmente, tra l’altro si ammalò anche tutto lo staff, allenatore compreso. Rinviate d’ufficio dunque le partite con Pro Patria e Olbia, il Como chiese poi di non giocare anche la gara con la Pro Sesto. Tornò in campo il 14 novembre con la Pro Vercelli, perchè non aveva più diritto a chiedere rinvii, ma i giocatori disponibili erano pochi, molti dei quali non in forma, solo da pochi giorni al lavoro: vinse la Pro Vercelli .

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