La maratona sul tapis roulant
Così Mascherpa fa del bene

La geniale e benefica iniziativa dell’atleta di Capiago Intimiano

Dalla Maratona di New York a quella sul tapis roulant. Il “non breve” passo è stato messo in atto da Francesco Mascherpa. L’atleta di Capiago (24 anni), che è stato il terzo degli italiani nell’ultima edizione della corsa nella “Grande mela” ha dovuto fare di necessità virtù. Ma per rendere meno pesanti le regole imposte dal coronavirus, ha deciso che la sua fatica indoor, avrebbe prodotto un effetto benefico.

I chilometri percorsi sul tapis roulant nella sua abitazione si sono infatti trasformati in soldi contanti che serviranno per sostenere l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in primissima linea in questi giorni nella lotta contro la pandemia. Mascherpa (tesserato per l’Azzurra Garbagnate) aveva coronato, lo scorso novembre, il sogno di partecipare alla Maratona di New York.

L’iscrizione è stato il regalo del padre per la laurea, a luglio, in scienze tecnologiche dell’alimentazione. Il comasco aveva ottenuto un ottimo riscontro, risultando il terzo degli italiani. Parte del merito di quella prestazione, Mascherpa l’aveva accollata al pubblico. «Correre per 42 chilometri, anche psicologicamente, non è facile -spiega -. Invece non ho quasi nemmeno avvertito la fatica. Quando ho tagliato il traguardo, mi sono chiesto se avessi davvero corso una maratona. Il merito è tutto della grande partecipazione del pubblico, che è presente in massa su tutto il percorso. Con questa passione, riesci anche a non pensare ai problemi fisici e alla fatica».

Un ricordo che adesso, a poco più di 4 mesi di distanza, sembra appartenere ad un’altra vita. L’unico modo per poter correre in sicurezza è infatti quello del tapis roulant o delle scale e dei balconi di casa. Senza pubblico, nel silenzio più assoluto. E così Mascherpa ha deciso di percorrere, dal 23 al 29 marzo, più chilometri possibili, senza mai spostarsi dalla sua abitazione, sul tapis roulant. Il totale è stato tramutato in una somma di denaro che è stata donata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Il capiaghese avrà un rammarico però: per questa impresa non avrà un pettorale da appendere sulla parete della sua camera per la raccolta che ha iniziato il 21 settembre 2014, quando ha partecipato alla prima corsa.

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