La Tic: «Sì, siamo usciti dal limbo
Per essere capofila di un consorzio»

Intervista con Angelo Passeri, il nuovo presidente di Tutti Insieme Cantù «Non è questo il momento dei processi, ora bisogna solo salvare la situazione».

Toc toc, c’è… Tic. Primo a fornire una stampella alla Pallacanestro Cantù, il consorzio di tifosi Tutti Insieme Cantù, guidato da fine giugno dal trentaduenne Angelo Passeri, può tornare a essere protagonista in questa fase difficile situazione societaria. Tornare perché, di fatto, è da tempo che la parte di azionariato popolare della Pallacanestro Cantù - che ancora detiene il 10% della società - è stata messa ai margini. Ora può trovare nuovo slancio.

Tic è stata la prima a gettare un’ancora, per quello che può fare un’associazione di tifosi, alla Pallacanestro Cantù: «Il nostro è stato un accordo vero di sponsorizzazione: soldi in cambio di visibilità. Non abbiamo la forza per andare sulla maglia, ma abbiamo potuto essere presenti con il nostro marchio sui ledwall di Desio», dice Passeri.

Come è nata questa idea? «Non potevamo esimerci: siamo nati anche per sostenere la Pallacanestro Cantù e ora che c’è davvero bisogno siamo intervenuti. È stato un gesto simbolico, per dare una spinta anche ad eventuali altri soggetti interessati a dare una mano».

Si può quindi aprire una nuova fase per Tic: «Abbiamo passato un periodo di rapporti non semplici con la proprietà, che ha tarpato le ali alla nostra società. Siamo rimasti nel limbo. Ai soci abbiamo sempre detto di andare avanti e che era necessario sopravvivere per non sprecare il lavoro fatto». Il contributo era stato considerevole: «Negli anni abbiamo versato circa 200 mila euro nelle casse della Pallacanestro Cantù e ci è costato fatica. Il fatto di aver resistito ci ha fatto trovare immediatamente pronti per questa sponsorizzazione».

Il movimento di azionariato popolare sta cercando un nuovo impulso: «Siamo poco meno di 300, una ventina di soci è in uscita: ora contiamo di tamponare questa emorragia. Tra l’altro stiamo vagliando l’ipotesi di cambiare forma giuridica per diventare quindi più “snelli”».

Inoltre, Tutti Insieme Cantù detiene sempre il 10% della società. Che cosa ne sarà? «Si va avanti con questa percentuale: non abbiamo venduto niente a nessuno. A livello pratico, è una quota simbolica, che non ha mai influito nelle scelte decisionali, né potrà mai influire: è semplicemente la fetta di canturinità nella società».

E, con ambizione, questo 10% della società potrebbe essere il volano per nuove iniziative di “ristrutturazione” societaria: «Abbiamo sempre ritenuto giusto che le scelte le facessero le persone che hanno messo nella società grandi capitali. Se poi servisse altro, potremmo fare qualcosa di diverso».

Per esempio, intercettare altre realtà pronte a sostenere la Pallacanestro Cantù: «Vorremmo muoverci su due piani. Da un lato, vorremmo tornare a essere quello che eravamo, magari con forze nuove. Dall’altro, non ci dispiacerebbe essere la società capofila di una consorzio di imprese che vogliano essere vicine alla Pallacanestro Cantù».

Richieste in tal senso ce ne sono state? «Stiamo lavorando a stretto contatto con la società. Qualcosa si sta muovendo, per ora abbiamo solo fatto da passaparola. Ci auguriamo che il momento del ritorno alla “canturinità” possa dare una spinta a soggetti del territorio».

Infine, una speranza: «Questi tre anni devono essere un monito, ma non c’è tempo ora per fare processi. Ora bisogna solo salvare la situazione, guardando al futuro e non al passato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA