Lambruschi e Cantù
«Palazzetto decisivo»

Promozione o palazzetto? Scelgo il palazzetto, Cantù ha troppo bisogno di una casa dopo tanti anni»

Occhiale tondeggiante, arguzia e analisi attente. Tra i pochi spettatori di Cantù-Desio, secondo test stagionale per la S.Bernardo-Cinelandia, c’era anche Gianni Lambruschi. Il coach canturino, da anni ragusano d’adozione – nella città siciliana è più o meno un’istituzione – ha assistito alla partita. Scagliando una “bombetta”: «Promozione o palazzetto? Scelgo il palazzetto, Cantù ha troppo bisogno di una casa dopo tanti anni».

Ma si è fatto un’idea, un’infarinatura della Cantù ancora in costruzione, creata con l’obiettivo di vincere ilo campionato. Dopo i fasti della Comense e della Nazionale e alcune esperienze non del tutto positive, Lambruschi – 68 anni compiuti a luglio – ora allena i ragazzi: «I giovani della Virtus Ragusa, non sopporto più i dirigenti delle squadre di alto livello: vinci tre partite e sei un mito, ne perdi tre e sei un brocco… meglio i giovani. D’estate invece faccio il personal trainer, una figura che in Italia fatica a emergere».

E questa Cantù? «Discretamente ben affrontati i primi due quarti, poi mi è sembrata solo ginnastica. Per carità, giusto così: è normale che in questo periodo si debba trovare la condizione. È come un bambino che deve imparare a parlare: si deve allenare, provare e riprovare. Però ho visto due quarti di ottima organizzazione».

Primo giudizio su Cantù? «Mi piace perché è evidente il talento fisico, in quanto ci sono tanti giovani. Forse c’è un piccolo vuoto in termini di esperienza, in un campionato di gente esperta come la A2. Mi piacciono gli americani, ma per mentalità affrontano questi test come la finale di campionato. Diciamo che mi sono sembrati più concentrati nel capire bene cosa fare con i compagni. Però insomma, siamo agli inizi e il test contro Desio non è esattamente probante».

Per il coach, dopo la retrocessione, sarà fondamentale ritrovare amore e affetto: «Di sicuro questa è una squadra che avrà bisogno del pubblico, che a Cantù ha sempre fatto tanto».

Ampliando il raggio, per Lambruschi sarà fondamentale per Cantù ridarsi fondamenta solide: «Secondo me sopravvivere in serie A ha poco senso. Dopo qualche anno spesso ci si trova con debiti difficilmente smaltibili e onorabili. Da una retrocessione si può riemergere: la A2 è il campionato che può ridare a Cantù nuova visibilità e slancio. È un anno di transizione, ma c’è la determinazione di tornare in serie A, con altre solidità».

Ma per il coach, il nodo è il palazzetto: «Sarà la volta buona? Cantù ha bisogno una casa, tante società in Italia non hanno le radici profonde che ha questo club. Continuare senza palazzetto, sarebbe davvero come tagliare queste radici».

E nel gioco della torre, Lambruschi non ha dubbi: «Tra promozione immediata e palazzetto, sceglierei il palazzetto. Ma non remo contro, ovviamente: se arrivano entrambe, tanto meglio».

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