Lutto per Basket e Cantù
È morto Dado Lombardi

Cantù, anche se solo per due anni, ha provato l’ebbrezza di salire sulla giostra del “Dadone”, personaggio affascinante

È morto a 79 anni a Cocquio Trevisago, dove ormai viveva da anni, nella notte tra giovedì e ieri, Gianfranco Lombardi e questo è un momento triste non solo per la pallacanestro italiana, ma per Cantù. Che, anche se solo per due anni, ha provato l’ebbrezza di salire sulla giostra del “Dadone”, godendone come poche volte era riuscita a fare nel passato più recente.

Erano gli anni successivi la prima e unica retrocessione in A2. Una debacle resa ancora più amara dal non essere riusciti a risalire subito, nella stagione dopo, malgrado una finale playoff da favorita.

E, allora, alla giornata numero cinque del campionato 1995/1996 l’allora patron, e sponsor, Franco Polti ebbe la felice intuizione - la leggenda dice (anche se gli interessati mai confermarono) consigliato da Enrico Campana, guru del giornalismo baskettaro - di sostituire l’allenatore Giancarlo Sacco appunto con Lombardi.

Che, tra stregonerie tattiche (subito dentro i tre piccoli) e scaramantiche (chiedere, ad esempio, al massofisioterapista Andrea Lanzi per credere), inanellò una serie di tredici vittorie consecutive, che spalancarono le porte al rientro in A1. L’anno successivo, addirittura, i miracoli della conquista dei playoff e della finale di Coppa Italia a Bologna, nella sua Bologna, la città che l’aveva adottato, cresciuto e lanciato nel mondo del grande basket, prima da giocatore sopraffino, poi da allenatore e per finire come dirigente.

Per Cantù erano i gloriosi anni di Alberto “Lupo” Rossini capitano e di Thurl “Big T” Bailey trascinatore in campo. Ma il “Dado” stravedeva, ricambiato, per Eros Buratti, che proprio sotto la sua gestione tecnica visse gli anni più esaltanti della carriera.

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