“Maratona” in montagna
Italia campione del mondo

Questa mattina si è svolta in Slovenia la corsa “Lunghe distanze”: festa azzurra con i comaschi Ruga e Manzi

La prima volta di Fabio Ruga; la settima di Emanuele Manzi. I due comaschi sono campioni del mondo di corsa in montagna a squadre, di Lunghe distanze. E se il merito del successo va dato agli altri azzurri, Alessandro Rambaldini che ha vinto l’oro individuale e Marco De Gasperi, arrivato all’argento dopo aver sbagliato percorso, anche i due laghéè hanno contribuito. Ruga, che era al debutto con la maglia azzurra, con un brillantissimo quattordicesimo posto; Manzi per aver stretto i denti e portato a termine la fatica, nonostante i postumi ancora in atto di un virus intestinale.

Podbrdo in Slovenia ha accolto questa mattina i camosci con la sua faticosissima maratona per l’assegnazione dei titoli iridati. 42,195 i chilometri da percorrere con un particolare in più, tutt’altro che trascurabile: il dislivello positivo di 2.800 metri. Messo assieme quasi per intero con le due salite: la prima al monte Cez Suho a quota 1.760 metri, la seconda al Porezen (1.590 metri) a precedere la picchiata finale verso il traguardo.

Una gara da far tremare i polsi, soprattutto a chi come Ruga era al debutto. Il trentaquattrenne di San Siro però non si lasciva intimidire dal percorso e dalla concorrenza, e si metteva in vista. «Sono partito deciso, seguendo il capitano Marco (De Gasperi ndr) che sicuramente ha più esperienza di me – spiega l’atleta cresciuto nella Centro Lario - . Nella prima salita stavo veramente bene, ed anche nella discesa sono riuscito a gestire la gara. Poi nella seconda salita hanno iniziato ad arrivarmi i crampi e da lì é stata veramente dura». Il sansirese chiudeva quattordicesimo, terzo degli italiani. Il suo piazzamento era fondamentale per intascare l’oro a squadre, respingendo l’attacco dei britannici.

La top ten era l’obiettivo anche di Manzi. Che però ha dovuto fare i conti contro un virus intestinale. «Ho iniziato a star male giovedì notte, quand’ero già in Slovenia -spiega il trentottenne di Cremia -. In una gara così lunga e dura, non essere al 100% è un vero disastro. Da metà percorso in poi, non sono più riuscito ad alimentarmi e quello che bevevo lo vomitavo». Ma il comasco ha stretto i denti ed è arrivato al traguardo, meritando l’oro a squadre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA