Monguzzi, messaggio a Cantù
«Alla Libertas io sto bene»

Il capitano della squadra di A2: «Per me sarebbe solo un onore, un piacere e un dovere»

«Per me sarebbe solo un onore, un piacere e un dovere». Dario Monguzzi non gira troppo attorno alle cose: se la Libertas lo chiamasse nuovamente, la sua risposta non potrebbe che essere affermativa. Fascia da capitano, a Cantù dal 2005, per Monguzzi la città «è una seconda casa, o forse anche la prima, visto che passo più tempo qui, al Parini, piuttosto che dove abito».

Naturale, dunque, che dopo una stagione contraddistinta da problemi a non finire, l’aver ottenuto per carte bollate – e non sul campo – il diritto a giocarsi un altro anno in serie A2 è per lui uno stimolo a provarci di nuovo nonostante le 36 primavere da compresi il prossimo luglio.

«Purtroppo – dice - la stagione è terminata con la salvezza a tavolino dovuta a i problemi sanitari che tutti conosciamo. Credo sia stato giusto interrompere il campionato vista l’emergenza. Non c’era altra soluzione adottabile, anche perché si sono prese in considerazione un sacco di alternative, ma poi c’erano un sacco di complicazioni per attuarle».

Un po’ di amaro in bocca, inutile nasconderselo, c’è. Il campionato, infatti, non è partito sotto la migliore delle stelle e, tra difficoltà oggettive, il roster ringiovanito in estate dalla società non ce l’ha fatta a tenere il passo delle migliori. La decisione della Fipav ha rimesso a posto i cocci, ancorché per uno sportivo – e Monguzzi lo è a tutto tondo – salvarsi in questo modo non ha certo lo stesso sapore di farlo sul campo. «Quest’anno la squadra è stata adeguatamente allestita per la salvezza, ne sono convinto. La speranza c’è sempre stata, anche se è stata viziata, in un modo o nell’altro, da mille infortuni e mille problemi. Ne abbiamo avute veramente troppe. Penso alla prima retrocessione di Cantù dalla A2 con un susseguirsi di infortuni, stop e problemi che sembrava non finissero mai. Ecco, quest’anno è stata la stessa cosa».

La differenza, ed è triste da ammettere, l’ha fatta il coronavirus, con la decisione di concludere anzitempo i tornei nazionali, tutti, senza vincitori né sconfitti. Una scelta, quella della Fipav, che per Cantù s’è tramutata nel lasciapassare per la permanenza in A2. Da lì si ripartirà in autunno. «Ci sono le annate in cui tutto va bene, tutto funziona. In esse, anche se i nomi dei giocatori non sono importanti, comunque arrivano i grandi risultati, come lo scorso anno. Quest’anno s’è fatta la scelta di ringiovanire la rosa: sapevamo che sarebbe stato un anno complicato e un po’ più difficile di quello precedente a causa della mancanza di alcuni giocatori d’esperienza. C’è stata un sacco di buona volontà, s’è lavorato tanto senza risparmio, ci abbiamo creduto ogni giorno. Purtroppo, però, sono arrivati imprevisti uno dietro all’altro. Sono situazioni che non puoi pianificare. È stata un’annata sfortunata sotto tanti punti di vista».

Dire quale sarà il futuro, al momento, è difficile. Di certo c’è che si ripartirà dall’accordo con il Consorzio Vero Volley, scelta presa dal presidente Molteni per dare continuità alla società. «Ora la cosa più importante è mantenere la forma, così da farsi trovare pronti per l’inizio della preparazione della prossima stagione», chiude Monguzzi strizzando l’occhio, ancora una volta, alla maglia canturina che tanto gli appartiene.

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