Corrado Fontana e la nona vittoria: «Il mio rally nel buio»

L’impresa Purtroppo sono astigmatico e negli ultimi anni la guida di notte mi dà dei problemi. Il muro di nebbia era un muro bianco

Corrado Fontana ha suonato la nona. Nove vittorie nel Rally di Como, e adesso in testa (anche se non lo dice) avrà sicuramente l’idea di conquistare la decima. Ma intanto restiamo al presente. Un nono successo “speciale”, in rimonta, dopo aver recuperato trenta secondi a Campedelli su asfalto bagnato. Un’impresa. Che il pilota comasco mette sul podio delle sue vittorie più belle nella corsa di casa.

Come hai festeggiato, Corrado?

Con il solito rito post Rally di Como: un pranzo nel ristorante di Carletto Galli a Magreglio. Con la famiglia, a parlare della corsa. Quest’anno, poi, Carletto ha partecipato alla gara, dunque gli argomenti non mancavano.

Che poi quest’anno la famiglia non era solo tutta riunita a a tavola, ma tuo papà Luigi (73 anni) e tuo figlio Matteo (19) correvano anche loro.

Sì, è stata una edizione speciale: tutti e tre in gara. Mancava solo Andrea (il figlio più piccolo, ndr), che ha 15 anni ma non mi pare così appassionato da correre un giorno. Boh, vedremo. Le cose piacciono anche a lui. Comunque abbiamo festeggiato, anche se Matteo è uscito di strada alla prima speciale, proprio vicino al ristorante. Siamo andati a vedere il punto dell’uscita. Lì c’era molta acqua. Era dispiaciuto. Poi è venuto a vedere me e papà sulle prove. Avevamo una maglia speciale dedicata alla contemporanea presenza di tutti e tre.

Un grande successo.

Sì. Lo metto sul podio delle mie vittorie più belle.

Perché?

Nell’ultima prova speciale del venerdì, la Sormano in notturna, ho preso 30 secondi di distacco. Tanti. Troppi. Purtroppo sono astigmatico e negli ultimi anni la guida di notte mi dà dei problemi. Il muro di nebbia era un muro bianco, ho provato anche a spegnere i fari... Niente. Quando ho visto il distacco ho detto: Ahi, qui è dura recuperare.

Poi?

Il sabato era umido, e sapevo che si sarebbe asciugato. Ma paradossalmente ho recuperato quasi tutto nelle prime due prove umide. C’era anche nebbia, sapevo che bisognava rischiare e ho rischiato. Ma la differenza l’’ha fatta il particolare che ci fosse la luce del giorno. Quando ho visto i tempi dopo la prima Alpe Grande, ma anche dopo la prima Val Cavargna, mi sono detto: forse ce la faccio. E così è andata.

Un particolare decisivo della rimonta?

Sulla Alpe Grande ho avuto la sensazione che in certe curve, nella nebbia, io potessi rischiare perché conoscevo a menadito il disegno della curva. I miei avversari forse non conoscevano il percorso così bene.

Il podio dei successi più belli: gli altri due?

Il 2018, quando ho battuto Albertini. E il 2006 quando ho battuto Carletto Galli dopo una sfida tiratissima. Sono le mie preferite.

Ma te le ricordi tutte?

Certo. La gara di casa è un libro stampato.

A proposito: sono otto o nove?

Ancora? Sono nove. Nell’albo d’Oro c’è un errore perché nel 2020 è vero che il Trofeo fu vinto dalla vettura non Wrc, ma il rally, in senso della corsa, fu mio. Lo dicono anche gli organizzatori.

Pensi alla decima?

Penso al fatto che andrò avanti finché andrò forte. Dunque l’anno prossimo ci sarò. Vedremo come e in che campionato. Ma al Como ci sarò.

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