Pieghe sulla pista, quando le moto correvano al Sinigaglia

Curiosità Quasi mezzo secolo è passato dalla demolizione della Pista sopraelevato dello Stadio Sinigaglia, ma tantissimi ricordi vivono ancora

Quasi mezzo secolo è passato dalla demolizione della Pista sopraelevato dello Stadio Sinigaglia, ma tantissimi ricordi vivono ancora. Un autentico gioiello di architettura e per qualità di materiali in cemento , con uno sviluppo di 454,70 metri, che era invidiata da altre città allora impegnate ad ospitare le gare più in voga dell’epoca: il ciclismo e il motociclismo su pista.

Lo stadio Sinigaglia fu inaugurato con una maestosa cerimonia, cui parteciparono tutte le società sportive comasche, il 30 luglio 1927. Ma fu proprio il Moto Club Como, ad inaugurare la pista sopraelevata una settimana prima, il 23 luglio, con una esibizione di centauri. Da quella data e fino al 1959 il Moto Club Como e la Ciclistica Comense curarono l’organizzazione di tante belle manifestazioni che riempivano la tribuna di spettatori.

Il nome che andava per la maggiore per parecchi anni è stato Guido Bruno, papà di Mino ex presidente della Comense, specialista delle gare “dietro motori”. La medaglia d’oro olimpica Paolo Pedretti stabilì nel 1931 sulla stessa pista il record del mondo dell’ora dilettanti in 42,432 km. Il Moto club Como, guidato dal presidente Ferdinando Vanini, istituì addirittura una moto scuola alla stadio e da lì faceva partire ed arrivare il cross country , l’antisignano del trial di oggi, che attraversava il Cosia nella zona dell’attuale via Piave. La frequentazione della pista sopraelevata conobbe il boom dagli anni ’30 ai ’50, quando il Moto Club Como smise di organizzare la corsa in salita Como – Brunate – San Maurizio (l’ultima edizione il 21 settembre 1930) e anche la Cernobbio – Bisbino si prese una pausa di vent’anni dal 1934 al 1954. Tanti i protagonisti delle gare in pista, dei quali i più famosi il comasco Gianni Leoni, Omobono Tenni e Nello Pagani. Le sfide tra Leoni con la Benelli 250, Tenni e Pagani furono frequenti fino agli anni della seconda guerra mondiale, l’ultima delle quali nella “Riunione in pista “ del 12 ottobre 1941. Terminato il conflitto, Leoni tornò in pista poco prima della tragica morte avvenuta il 15 agosto 1951 a Belfast, durante le prove del Gran Premio dell’Ulster, quale pilota ufficiale in sella alla Guzzi 250.

Tra i giovani alle prime armi sulla pista, spunta anche il nome del giovane Angelo Tenconi, che un giorno chiese a Gianni Leoni un autografo e al rifiuto del campione , lo inseguì da piazza Matteotti fino a Ponte Chiasso. «Andava adagio perché stata provando il nuovo Airone Guzzi 175 – racconta Tenconi – e in bicicletta lo raggiunsi fino alla piazzetta di Ponte Chiasso, ma quando lo avvicinai mi rifiutò di nuovo l’autografo. Ci rimasi malissimo». Intanto mieteva successi il campione comasco d’eccellenza della pista, Fiorenzo Tagliabue (il “Renzo”, che era anche il meccanico di Nini Binda nelle gare di motonautica e poi presidente del Moto Club Como, oltre che delegato provinciale della Fmi). Tagliabue ha vinto tantissime gare a Como, ma anche su altre piste in Italia e all’estero. Tra le tante sfide quella del 19 ottobre 1952 nella “riunione “ nazionale dedicata alla memoria di Gianni Leoni, cui parteciparono i campioni dell’epoca: Carlo Bandirola, Ernesto Merlo, Aldo Ottolini, Gianni Bianchi, Luigi Cuzzoilini, Roberto Colombo, Angelo Copeta, Angelo Borghi, Guido Sala, Albino Milani e Giuseppe Colnago.

Nel 1954 scende in pista anche Angelo Tenconi, che inizia a prendere le misure ed a vincere. Strepitosa la sua vittoria su Gino Franzosi il 22 aprile 1957 in sella alla Gilera bicilindrica. «Ho iniziato nel 1951 con la MV 125 - racconta Tenconi – quando il segretario del moto club, Gianni Bianchi, faceva provare la pista a noi ragazzi. Poi mano mano ho preso confidenza fino a vincere tante gare con la Mas 175, la Gilera bicilindrica».

L’ultima nel 1959 in sella all’Aermacchi 175. Ma com’erano le gare? «Spettacolari. Si partiva sempre non meno di venti piloti, con le batterie eliminatorie. Era la così detta gara cronometrata “australiana” a quattro per volta posti ai quattro lati diametralmente opposti della pista e in base ai tempi si faceva poi l’inseguimento a due per volta ad eliminazione diretta finchè si arrivava alla finale a due o anche a tre». Ma ormai il destino della pista era segnato. Nel mese di luglio del 1975, a fine della stagione 1974/75 del Como neo promosso in serie A, iniziarono i lavori di smantellamento, che comportarono non pochi problemi per l’abbattimento delle solide basi in cemento. Per molti fu la fine ingloriosa di un’opera colossale e preziosa, consegnata per sempre immeritatamente alla storia.

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