Nicastro: «Il Como lo sappia,
andrei avanti ma non così»

Intervista al presidente del club lariano

Mentre ci passano sopra la testa scintille e lapilli della battaglia che infuria sulla pelle del povero Como, una delle domande che più sono circolate nel trambusto è: ma che fine ha fatto Massimo Nicastro?Sì, ok sappiamo della sua lettera di intenti per uscire di scena, della sua preferenza a fare una serie D sana piuttosto che una serie C zoppicante, del suo ritorno a Miami, negli Stati Uniti. Però la domanda è lecita. Perché lui resta il presidente della società e il detentore del 50% del Como. Comunque sia, l’abbiamo cercato telefonicamente. Anche perché, ci sbaglieremo, ma tutto quello che sta succedendo potrebbe avere delle ripercussioni societarie anche diverse da quelle previste.

Buongiorno Nicastro. Ha visto che macello?

Eh, ho visto sì.

Se lo aspettava?

Francamente no. Avevo espresso le mie perplessità su questa strada intrapresa, sulla volontà di fare a tutti i costi la C anche se il campo non ci aveva premiato e la società non era, almeno secondo me, preparata a questo. Ma una volta imboccata quella via, mi immaginavo un esito positivo.

È vero che, come si vocifera, lei non ha mantenuto la promessa di sostenere economicamente il ripescaggio?

Scherziamo? Ho tutti i versamenti tracciati. Ho messo 250mila euro come pattuito per il fondo perduto. Che era di 400mila. Siccome abbiamo messo 250 a testa io e Felleca, avanzavano 100mila euro che sono andati a favore della fidejussione.

Che non è stata ottenuta.

Ma vuole spiegarci almeno lei come è stato possibile?

Mah, guardate, io ho difficoltà persino a capire cosa è una fidejussione, perché in America non si usano. Comunque c’è stata una corsa affannosa in cui a un certo punto è mancata una parte, si è dovuto fare tutto daccapo, Felleca ha deciso di mettere tutti i soldi lui ma era troppo tardi. Però credevo che ce la facessero ugualmente.

Veniamo al sodo. Adesso lei che fa? Conferma la volontà di andarsene?

Sono aperto a ogni soluzione. Con Felleca, con il quale non ci sono problemi personali, ci parleremo nei prossimi giorni. Se lui vuole acquistare le mie quote, procederemo. Se no…

Se no, in che senso?

Mi pare che il clima sia cambiato, a Como. Se lui dovesse pensare che non è il caso di andare avanti contro la volontà dei tifosi, se questa situazione di malcontento dovesse perdurare e mettere a rischio la serenità del lavoro, voglio dire che io ci sono. Non lascio il Como in mezzo a una strada. Potrei andare avanti con qualche partner interessato. Non voglio nemmeno la maggioranza. Ma mi metto a disposizione per avviare un progetto sano ed equilibrato.

Come dire: o io o loro.

Ribadisco, nessun aut aut e nessun problema con Felleca. Però abbiamo idee diverse. Io credo che ci debba essere una società forte e strutturata. Per loro conta solo che la palla vada in gol. Poi troppe squalifiche, troppe tensioni… Non fa per me. Vorrei restare, ma facendo sport e impresa come piace a me.

Ma questi partner ci sono?

Se qualcuno è interessato mi contatti. Ne parliamo. Se no qualcuno con cui sto parlando c’è. Vedremo. Se invece Felleca pensa di andare avanti lo stesso, allora chiuderemo la vicenda.

ll suo comunicato in cui annunciava l’addio perché riteneva una serie C troppo pericolosa per la società ha fatto discutere parecchio. E sorprendentemente c’era anche chi era d’accordo con lei, non scontato in un mondo come il calcio dove la vittoria viene prima di tutto.

I

Io non volevo fare la fine del Modena. Ed ero convinto che andando in C in queste condizioni il rischio sarebbe stato molto alto. Tutto qui. Tanto per dire: invece che fare il ricorso al Tar, io spenderei i soldi per cercare un attaccante e vincere il campionato.

(Nicola Nenci)

© RIPRODUZIONE RISERVATA