Nuova vita di Busato
Sirenetta dei tuffi

Da un mese e mezzo si allena tra Como e Bergamo con l’Ice Club. E, come sempre, vuole puntare in alto «perché le cose fatte a metà non mi piacciono».

Ricominciare, cambiando rotta. Sofia Busato, 20 anni ex campionessa di ginnastica artistica, prova a costruirsi una nuova carriera nei tuffi. A vent’anni e dopo tre infortuni gravissimi da cui è sempre uscita bene, da un mese e mezzo si allena tra Como e Bergamo con l’Ice Club. E, come sempre, vuole puntare in alto «perché le cose fatte a metà non mi piacciono».

La sua carriera luccicante nella ginnastica – non si è fatta mancare praticamente nulla, dai titoli italiani alle medaglie in campo internazionale - rimarrà per sempre nel cassetto dei ricordi più belli. Qualche rimpianto certamente anche, come la mancata partecipazioni alle Olimpiadi del 2016, quando si ruppe i legamenti del ginocchio a dieci giorni dalla partenza per il Brasile.

Era un elemento di punta del terzetto della nazionale di ginnastica racchiuso in un chilometro quadrato: lei e Martina Rizzelli a Sagnino ed Erika Fasana a Tavernola, unite sotto l’ala della Polisportiva Fino Mornasco del compianto presidente Arduino Francescucci.

Ma ora è già iniziata la “fase 2” della sua vita sportiva. «I tuffi mi sono sempre piaciuti – ammette l’atleta -, inoltre dopo la pandemia e l’ultimo infortunio facevo fatica a rimettermi in forma. Ho disputato la mia ultima gara a ottobre, ci tenevo a esserci per chiudere bene, e mi sono detta “Sofia, provaci”. E il mio provarci non sarà mai per allenarmi e basta, per farne un’attività amatoriale: voglio raggiungere traguardi importanti».

Gli obiettivi sono chiarissimi: «Voglio cercare di arrivare dove non sono riuscita nella ginnastica. Devo andare per tappe, ovviamente: Regionali, Italiani, Europei, Mondiali e Olimpiadi: non mi pongo limiti».

Del resto, anche la giovane età gioca a suo favore e Sofia parte da una base importante: «Mi sto impegnando e so di avere alcuni vantaggi che mi porto dalla ginnastica come le capriole e gli avvitamenti. Il vero problema è il trampolino elastico: dopo 17 anni di lavoro partendo da una superficie dura, mi devo abituare alla spinta. La piattaforma da 5 metri? No, per ora mi fa paura. Mi sto concentrando sui trampolini da 1 e 3 metri con coach Roman Volodkov, sono entrata subito in squadra agonistica, ma l’esordio vero non sarà a breve, probabilmente l’anno prossimo. Ma sono già soddisfatta: ho già due elementi tecnici pronti e devo arrivare a cinque».

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