Pahutin ai tifosi di Cantù
«Questa storia non può sparire»

Frasi e cori, spontanei, dei sessanta e più presenti alla serata di presentazione del Basket Club Tremezzina

Per il de profundis prego ripassare. Non è il momento. Per nulla. Lo testimonia, prima cosa, quel «Forza Cantù» che coach Evgeny Pashutin urla piegandosi sulle gambe e facendo il pugno quasi a voler dire «ma vieni». Ce lo dicono quei cori, spontanei, dei sessanta e più presenti alla serata di presentazione del Basket Club Tremezzina, una sorta di unicum in un momento nel quale forme di associazionismo come questa sembrano non andare più di moda.

No, invece no. Dal lago arriva il primo sussulto. Perché - chi con la sciarpa, chi con la maglietta degli Eagles o chi con la felpa ufficiale della Pallacanestro Cantù – nessuno s’è risparmiato. Di qua della barricata, ovvero il tavolo presidenziale (il numero uno del club Claudio Vaccani, il tecnico biancoblù, il capitano Ike Udanoh e Francesco Quaglia) e di là, e quindi tutti quelli che – staff di Cantù (Kirill Bolshakov, Diego Fumagalli, Alessandro Palermo e Walter Gorini) escluso – hanno sottoscritto, oltre alla tessera, anche un patto di sangue con squadra e società.

«Cantù e la sua storia non possono morire, qui si parla di chi ha lasciato un segno nella pallacanestro mondiale». E lo dice con tutta la forza che ha dentro, coach Pashutin. Lo fa, soprattutto, guardando Pierantonio Ferrari e quei magnifici volontari della Cooperativa sociale Azalea onlus che da mesi lavorano a questo evento e che mai e poi mai avrebbero buttato tutto a carte quarantotto. La cronaca della serata su La Provincia di oggi.

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