Pecci e il protocollo
«Come si riprenderà»

La Federazione Medici Sportivi indica la via: «Tamponi e analisi a tutti. Non sarà una passeggiata».

Quando si riparte? E come? In un momento estremamente complicato, dove ogni giorno il calcio si interroga sulla possibilità di riprendere, spinto dalla necessità di evitare contenziosi e ricorsi, arriva un documento molto importante sul “come” si potrà ripartire. Non è solo un documento normativo medico, ma anche una indicazione sui tempi e sulle modalità. Il protocollo è stato emanato nella tarda serata di sabato dalla Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) di screening e test per il monitoraggio delle condizioni degli atleti in tempi di coronavirus.

I calciatori, e tutti gli atleti professionisti in Italia (basket, motori, golf, cicliemo) saranno sottoposti a tamponi e ad analisi virali. Ci saranno esami specifici per chi sarà reduce dalla malattia, per chi è stato positivo ma asintomatico, e per chi è stato negativo.È stato autorizzato il prelievo ematico e quindi dal siero si potranno identificare gli anticorpi o meno.

Chi avrà immunoglobuline G e M (IgG e IgM) positivi avrà sviluppato gli anticorpi. Atleti di questo tipo potranno quindi allenarsi tutti insieme perché saranno immuni. Viceversa, chi risulterà con IgG/IgM negativi sarà potenzialmente a rischio contagio e dovrà periodicamente sottoporsi a monitoraggio settimanale all’interno della squadra e quindi rifare il tampone».

A Como c’è il dottor Claudio Pecci, per tanti anni medico della Nazionale ciclistica, oggi direttore del Centro Mapei, consigliere nazionale della Federazione medico sportiva e coordinatore sanitario Sassuolo Calcio. Il quale ha fatto il punto sul protocollo: «Nessuno impone nulla. Le imposizioni possono venire dal Governo. Noi abbiamo fatto una relazione che dice, dopo ampie consultazioni con le autorità scientifiche, di fronte a cosa ci troviamo di fronte. Si è sentito spesso che non si potevano fare tamponi, ma il problema erano i reagenti, non i tamponi. Per la ripresa saremo a posto e tutti potranno fare il tampone. Le indagini ematiche saranno necessarie per uno screening dettagliato su ogni giocatore». Ma chi ha contratto il virus, come deve essere trattato: «C’è un problema generale, perché dopo tanta inattività per tutti servirà un periodo attorno alle due settimane di preparazione, anche molto attenta in considerazione del fatto che si andrà a giocare ogni tre giorni e il rischio di infortuni sarà alto. Per chi è reduce dal virus servirà una indagine a livello polmonare, cardiaco ed ematico. Il virus è nuovo, le ripercussioni sugli atleti sono quanto meno da valutare. E comunque per loro servirà un riavvio lento, prudente. Se per una polmonite normale serve un mese, qui siamo di fronte a polmoniti bilaterali».

Sulla data della ripresa Pecci non vuole cadere nelle trappola: «Questo protocollo serve “se” si ripartirà, quando non lo decidiamo noi. Dunque per noi la previsione non è un tema. Ho sentito ipotesi di tutti i tipi, la più gettonata quella che parla di metà maggio. Ma io penso che a botte di 2000 e oltre contagiati al giorno, bisogna essere prudenti. C’è chi prenderà questa decisione. Quando verrà presa, il protocollo indica una via per come riprendere. Sicuramente le società è giusto che si mettano nelle mani dei medici sportivi che diventeranno fondamentali in questa fase».

Il protocollo si occupa di dare anche altre indicazioni: «Le raccomandazioni sui comportamenti da tenere nei centri sportivi, negli spogliatoi, nelle mense, e durante le trasferte, sui pullman, sugli aerei, negli alberghi. Le stiamo preparando ma non abbiamo ancora detto nulla perché non serve nessuna fuga in avanti. Comunicheremo tutto al momento giusto, cioè quando Governo e organi istituzionali daranno il via agli allenamenti».

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