Playoff, Cantù muove La Torre
«Ho fatto bene a restare qui»

«Com’è bello lottare per qualcosa: prima per uscire dalla zona retrocessione, ora per i playoff»

«Com’è bello lottare per qualcosa: prima per uscire dalla zona retrocessione, ora per i playoff». Farlo anche da protagonisti, poi, è il massimo. Che escalation per Andrea La Torre, 22 anni da compiere a giugno, arrivato a Cantù per ritrovare confidenza con il parquet poco prima che scoppiasse la bufera societaria, con l’abbandono di Gerasimenko, e che ora si ritrova sempre più coinvolto nei giochi.

Comunque vada a finire, per lui questa stagione sarà un successo. Una stagione iniziata come uomo-roster (uno dei tanti) di Milano, senza vedere mai il campo, fino diventare protagonista con Cantù. «Sto bene e sono contento per la fiducia che il coach mi sta dando. A me sembra già incredibile poter giocare 20-25 minuti in serie A. Ma era quello che sognavo».

Già, perché anche a Cantù ha dovuto ritagliarsi i suoi spazi, tra l’altro convivendo con la crisi societaria. Ma non ha mai pensato “chi me l’ha fatto fare”: «Chiaramente in quelle settimane c’era parecchia preoccupazione, ma mi è stato molto vicino mio padre. Mi ripeteva di dare sempre il 100%, come se non stesse succedendo nulla e di pensare solo al campo, perché Cantù prima o poi avrebbe risolto i suoi problemi essendo una società storica. Gli ho dato ascolto, tappandomi le orecchie su tutto il resto. Ho fatto bene, no?».

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