Prime parole di Gandler
«Io l’amministratore»

«Il centro di Orsenigo? Sì, ci interessa. Stiamo valutando le cose, se e come intervenire»

L’attesa è breve. Alle 12.55 l’ascensore dell’elegante stabile in via Agnello a Milano, due passi dalla Scala, si apre e, come un moderno uovo di Pasqua, scodella nell’androne del palazzo le sue sorprese. Michael Gandler, Mirwan Suwarso e l’avvocato inglese di rappresentanza. Reduci dalle firme al sesto piano del palazzo, nello studio notarile Marchetti. Già, Mister Suwarso, quello che avevamo visto nella sua ricognizione dell’11 novembre a Como. Era rimasto muto e riservato. Oggi ci sono le firme, ma l’uomo dell’enterteinment indonesiano che si occupa di diritti tv di calcio (e qualcuno dice, chissà, futuro presidente del Como), non cambia atteggiamento. Sorpreso che qualcuno l’abbia riconosciuto, accelera il passo e si fionda in strada. Riservatezza.

Si ferma, invece, Michael Gandler, americano, ex uomo marketing di Thohir, elemento operativo del nuovo Como. Riservatezza, sì, ma lui è stato tre anni all’Inter e sa come ci si comporta. Riservato ma non reticente. «È fatta! Il Como è nostro», dice con un sorriso gentile ma serio, composto, come quello di un manager qual è. Chi ha comprato il Como? «La Sent Comunication, parte di una società complessa che ha interessi in diverse aree del mondo». Ma conosceremo mai i proprietari fisici? «Per ora no, ci sono persone che amano molto la riservatezza». Chi sarà in prima linea? «Io. Per ora sono l’unico componente del Cda, poi vedremo cosa succederà ma io sarò l’amministratore». Conferma il suo passato all’Inter? «Sì, una parte con la gestione Thohir e una parte con Suning». Ci sarà una sinergia con il mondo nerazzurro? «Si tratta di realtà definite e differenti». Quando farete chiarezza? «Entro due o tre settimane faremo la presentazione della società. La gestione sportiva? Prima vogliamo parlare con i dipendenti attuali e dopo parleremo con la stampa. Una cosa alla volta». È vero che vi interessa il centro di Orsenigo? «Sì, ci interessa. Stiamo valutando le cose, se e come intervenire. Ora scusate, ma dobbiamo andare». Cortesemente saluta e se ne va.

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