Procida è il futuro
«Non ho paura»

«Sto benissimo, mi sento a mio agio. È la mia prima vera stagione in serie A e ho quindi l’occasione per dare una mano in più alla squadra sul campo»

Da Gabriele Procida e dai suoi 18 anni è vietato aspettarsi frasi fuori posto. Segnale inequivocabile “che il ragazzo si farà”, il talento dell’Acqua San Bernardo Cantù è un concentrato di serietà e dedizione. Perché la giovane guardia di Lipomo sa perfettamente che nel suo primo anno “da grande”, in prima squadra, ha tutti gli sguardi puntati su di lui, pur senza l’assillo di essere il salvatore della patria. E lui, nel suo ruolo di “rookie” italianissimo, ci sta dentro benissimo.

A pochi mesi dalla tua effettiva promozione in prima squadra quali sono i tuoi stati d’animo

Sto benissimo, mi sento a mio agio. È la mia prima vera stagione in serie A e ho quindi l’occasione per dare una mano in più alla squadra sul campo.

Più coinvolto nelle rotazioni, ci si aspetta sempre che tu aggiunga un mattoncino al percorso di crescita, ma senza assilli. È così?

Conosco il mio ruolo: cerco di fare la cosa utile, stando alle indicazioni del coach. Non sempre faccio la cosa più facile e questa responsabilità aumenta la fiducia in me stesso.

Arrivi dal Pgc, cosa ti porti in campo di quella esperienza?

È stata una grande palestra e mi è stato fatto notare che Cantù da sempre cresce e lancia ragazzi: mi piace inserirmi nel solco di questa tradizione.

Della storia canturina c’è qualcuno di cui vorresti ripercorrere la carriera?

Conosco i grandissimi campioni del passato, ma non ho preferenze: sarebbe fantastico emulare almeno uno di loro. So che ci sono delle aspettative su di me, non sono un peso e non ho timori.

Gli esordi come sono stati?

Dopo un corso di gioco-sport, scelsi il basket a Lipomo e ci restai fino ai 10 anni. Poi la grande esperienza nel Pgc: sono cresciuto e ho fatto il salto di qualità.

Quando hai debuttato in serie A che emozioni ti hanno attraversato?

Ho liberato la testa, avevo la mente sgombra, ero tranquillo e sicuro di me. Se sei convinto delle tue possibilità e fai quel che ti viene detto, il resto viene da sé. Quando ho debuttato in quintetto, avevo captato in settimana che ci poteva esser questa possibilità. Poi quando Pancotto l’ha detto negli spogliatoi ero davvero felice.

Quali i problemi di un esordiente?

La maggiore fisicità rispetto alle giovanili è del tutto evidente. Gli avversari ti vedono come un ragazzino gracile e magari provano a infierire. Ovviamente il fisico è un aspetto da curare in palestra. Non c’è solo tiro, ma anche tanto lavoro con i pesi…

Te la senti di fare un bilancio?

Sono abbastanza contento di me, ma so bene che posso e devo fare meglio. Devo lavorare su fisico e difesa in particolare. Il tiro da tre è la mia caratteristica, ma se ho spazi come contro Reggio, entro e provo a segnare da due, dipende dalle situazioni e dalla partita.

Pancotto è il tecnico che ti ha lanciato.

Ne parliamo?

È un allenatore che ha esperienza come nessun altro in A. Lo reputo un coach di grande livello, crede molto in me e ne sono felice. E sono soddisfatto di come mi gestisce.

Pancotto ti ha lanciato, la società continua a credere in te. Come giudichi il contratto quadriennale con cui ti sei legato a Cantù?

Sapevo che il club puntava su di me, questo contratto ha confermato le sensazioni che avevo. Sono contento di poter crescere qui, dove posso migliorare grazie a un minutaggio importante.

La stagione è stata segnata dal Covid. Quanto ha influito?

L’ho preso anche io, vivo in famiglia quindi è stato tutto più complicato. Per tutti è stata dura riprendere, ora però stiamo ritrovando continuità, soprattutto negli allenamenti.

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