Quando a Pistoia debuttò Metta
Cantù sfoglia l’album dei ricordi

Domenica la San Bernardo sul campo che vide la prima in assoluto dell’ex asso Nba. Della Fiori, autore del colpaccio di mercato: «World Peace era veramente qualcosa di speciale»

Non se ne abbiamo a male i tanti giocatori dell’Acqua San Bernardo che domenica faranno il loro esordio assoluto in quel di Pistoia, ma se davvero si deve porre in relazione un cestista della Pallacanestro Cantù con il PalaCarrara assumendone il debutto come minimo comun denominatore ecco allora che il ricordo non può che andare a quel 30 marzo del 2015. Quando, con il numero 37 dell’Acqua Vitasnella, Metta World Peace giocò la sua prima partita da canturino. Quel parquet, infatti, segnò l’inizio delle tredici partite che il fu Ron Artest disputò con il team brianzolo.

Metta aveva firmato per Cantù soltanto una settimana prima, era il 24, e un paio di giorni dopo sbarcò alla Malpensa per intraprendere la sua nuova avventura. «Tranquillo, umile e curioso: questi i primi tre aggettivi che mi sovvengono ripensando al personaggio - confida Daniele Della Fiori, attuale general manager della Pallacanestro Cantù di cui a quel tempo era direttore sportivo e al quale si deve (con l’indispensabile condivisione e via libera di Anna Cremascoli) la buona riuscita dell’operazione -. Tranquillo perché, al di là della fama che lo accompagnava, quella che ho avuto modo di conoscere è una persona pacata e serena; umile perché a dispetto del mondo Nba dal quale proveniva non ha mai guardato nessuno di noi dall’alto al basso, non ha mai avanzato richieste assurde, ha sempre saputo dire grazie a chiunque ed è stato misurato ed educato nel relazionarsi; curioso, infine, perché già appena sbarcato ha iniziato a fare un sacco di domande molto pertinenti relativamente a un mondo per lui completamente nuovo quale quello della realtà cestistica italiana».

Della Fiori, oltre all’aspetto umano, inquadra anche quello professionale del “Panda’s friends”. «Un professionista incredibile, persino maniacale - spiega -. È bastato davvero poco per realizzare di essere al cospetto di qualcuno di speciale».

E del dietro le quinte del suo debutto in campionato a Pistoia cosa può svelarci? «Non è che ci siano chissà quali segreti o retroscena - anticipa -. Ricordo nell’immediata vigilia la sua grande consapevolezza, che non mancò di esplicitarci, di non essere in particolare condizione atletica che lo indusse a chiederci come avrebbe potuto essere utile alla squadra non potendo sfruttare in quel momento qualità quali l’agonismo e la fisicità. Ma non ci fu bisogno di spiegargli nulla perché possedendo lui un’intelligenza cestistica sopra la media, gli bastò provare qualche nostro “gioco” per comprendere esattamente ciò che avrebbe dovuto fare».

Quella partita, contro l’allora Giorgio Tesi Group, non disse purtroppo bene a Cantù. «Ricordo l’ingresso di Metta che avvenne dopo 5’; il fallo tecnico che in seguito gli venne fischiato e la conseguente sua reazione che riuscì con difficoltà a controllare; alcuni cristallini lampi di classe, nonché il 3/3 dalla lunetta di Feldeine che in prossimità del 40’ fissarono la parità aprendo la strada al supplementare. Purtroppo, ricordo altresì quel rimbalzo offensivo tramutato in canestro da Easley nell’overtime che ci condannò alla sconfitta...».

Metta (che proprio ieri ha compiuto 40 anni), come detto, avrebbe poi giocato un’altra dozzina di gare in maglia Vitasnella, l’ultima delle quali, un paio di mesetti più tardi, gara-5 dei quarti di finale scudetto al Taliercio contro Venezia. Due mesi in cui a Cantù nulla fu più - e sarebbe stato - uguale a prima.

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