Ragland, coro unanime
«Può fare la differenza»

Le opinioni sul nuovo arrivato a Cantù di chi l’ha conosciuto bene: Sacripanti, Brienza e Arrigoni. «È un colpo notevolissimo per il campionato italiano»

“Operazione ritorno” promossa a pieni voti da chi, con Joe Ragland, ha avuto direttamente e personalmente a che fare in passato. Da chi, come Pino Sacripanti, l’ha eletto proprio leader all’interno delle sue squadre, da chi ha avuto il privilegio di allenarlo in uno staff come Nicola Brienza e da chi, nel 2013, lo portò a Cantù come Bruno Arrigoni. Piace questo ritorno in Italia e nella fattispecie alla Pallacanestro Cantù, di un giocatore di primo piano a livello europeo, che potrà dare un contributo a una squadra giovane, con tanti esordienti e che ancora è alla ricerca delle proprie certezze.

«Parliamo di un giocatore di primissima fascia - ammette Pino Sacripanti (ora coach di Napoli in A2), che lo ha allenato per una stagione a Cantù e per due ad Avellino -, insieme abbiamo disputato alcune finali: lo reputo tra i migliori play in circolazione. Bisogna dargli un attimo di tempo per riprendere confidenza con il campo, poi potrà tornare quel giocatore infermabile che è sempre stato: ad Avellino, con Marques Green, formò una coppia formidabile». Anche a livello umano, il rapporto tra Sacripanti e Ragland è tuttora molto forte: «Ci siamo aiutati a vicenda: io ho contribuito a rendere il suo gioco più pulito, lui mi ha ripagato con prestazioni superlative: per Cantù è un colpo notevolissimo e ovviamente sono felice che sia tornato proprio in Brianza. Invito tutti a sostenere ancora di più la squadra, andando al palazzetto per vedere all’opera un grande giocatore».

Il coach della Gevi Napoli sa cosa Ragland può dare: «A trent’anni, alla sua consueta verve, aggiunge esperienza e conoscenza del gioco. E poi porta entusiasmo, perché lui è innamorato della pallacanestro. Una volta, prima di una partita in una cena a buffet, lo sorpresi che mimava i movimenti del tiro, pensando di non essere visto… Lui senza basket non sa stare, ha il fuoco dentro».

Anche Nicola Brienza, coach di Trento, si unisce ai complimenti alla dirigenza canturina per questa importante operazione di mercato. Con Ragland, Brienza ha avuto a che fare a Cantù prima come assistente di Trinchieri, poi di Sacripanti: «In una stagione che ha portato in Italia tanti giocatori forti, è bello che ci sia spazio anche per il ritorno di Joe. Ancora meglio che sia di Cantù la regìa di questa operazione».

Dal punto di vista tecnico, per Brienza, «Cantù compie un “upgrade” perché Joe, persona super, può fare la differenza contro qualsiasi squadra e sicuramente aiuterà la squadra a raggiungere gli obiettivi di inizio anno: è una bella aggiunta per il basket italiano e per Cantù».

Nel 2013 contribuì a portarlo in Italia, stavolta per sua stessa ammissione non ha alcuna voce in capitolo. Bruno Arrigoni, consulente della Pallacanestro Cantù, benedice comunque l’operazione: «Paolo Petazzi di Cinelandia si è travestito da Babbo Natale e ci ha fatto un bel regalo. Bravo Della Fiori che ha fiutato l’affare e con una tempistica eccellente ha chiuso con un giocatore che ha, oltre a tutto il resto, un grande vantaggio: conosce giù l’ambiente ed è stimato da tutti».

Fu lui però a portarlo a Cantù la prima volta: «Lo segnalò lo stesso Della Fiori: era a Murcia, esclusa dai playoff. Lo guardammo e riguardammo, perché Trinchieri era esigente, non si accontentava facilmente. Alla fine tutto lo staff fu concorde e Ragland arrivò a Cantù per i playoff».

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