Retrocessione nel silenzio
Ma i tifosi sono delusi

Il fatto poi non aver potuto assistere fisicamente alle partite, ha scatenato i tifosi nell’unico posto consentito dalle chiusure. Ossia, il web.

Non c’è tifoso canturino che non provi rabbia per la retrocessione, che non abbia ancora lo stomaco sottosopra per un campionato chiuso all’ultimo posto.

Non succedeva dal 1994, un altro secolo e un altro millennio.

Il fatto poi di non aver potuto assistere fisicamente alle partite, da un lato ha generato grande rimpianto – perché il pubblico avrebbe potuto aiutare, come spesso ha fatto, la squadra -, dall’altro ha scatenato i tifosi nell’unico posto consentito dalle chiusure. Ossia, il web.

Non puoi sostenere la squadra o fischiarla al palazzetto? Lo fai su Facebook. Del resto, è ormai la piazza virtuale quella in cui si tasta il termometro della passione.

Amarezza, delusione, tristezza, rabbia. Questo raccontano i social dedicati alla S.Bernardo Cantù – e come potrebbe essere diversamente? -, testimoni, giornata dopo giornata, di un’insoddisfazione crescente.

Da una parte gli Eagles, con la loro assenza forzata e assordante, che hanno manifestato il loro dissenso con striscioni, ma sono comparsi alla vigilia di Cantù-Reggio a Vighizzolo con un torciata che non ha sortito l’effetto sperato.

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