Rossini, il ritorno a Cantù
«Scusate, ma devo vincere»

Il team manager di Sassari è un ex: «Emotivamente non potrà mai essere una partita uguale alle altre»

Non si arriverà all’estremo di far suonare le campane a Lurago d’Erba, suo paese natale, e nemmeno quelle di San Paolo a Cantù, la città di adozione. Ma poco ci mancherà.

Sabato sera (ore 20.30), infatti, a Desio tornerà per la prima volta da avversario Luca Rossini, cresciuto professionalmente in Brianza e ora team manager del Banco di Sardegna Sassari dopo una prima stagione nell’isola con la start up Cagliari in A2.

“Rosso”, da quanto aspetti questo momento?

Da sempre. Da subito, quando è uscito il calendario. Le prime partite che sono andato a guardare quando fossero sono state quelle con Cantù. Andata e ritorno.

Diciamocelo subito: non una sfida normale...

E come potrebbe essere. Emotivamente non potrà mai essere uguale alle altre. E stavolta, tra i mille motivi, ce n’è uno in più.

Quale?

La gara di ritorno. 12 maggio, il mio compleanno. Ditemi un po’ se questi non sono segnali...

Effettivamente... Ma, raccontaci, come ci si sente?

Vedete voi... A Sassari tutti che da giorni mi fanno notare che si torna a casa. E da Cantù gente che mi chiama con molto più frequenza.

E arrivare qui con Sassari, dopo il primo anno a Cagliari, cosa significa?

Significa essere arrivato in serie A. Non una cosa di poco conto. E in ruolo, quello del team manager, che ti permette di vivere più da dentro la squadra certe dinamiche. Non che anche a Cantù non lo fosse, anche per via del mio carattere, ma così è un altro punto di vista.

Chi, tra i tuoi cari a casa, avrà più le farfalle nello stomaco per l’emozione?

Sicuramente la mamma. Non che sia mai venuta tantissime volte, rispetto a papà che è più appassionato, ma sarà in tensione. E mi piacerebbe tanto che al palazzo ci fosse anche mio nipotino Tommaso, quello forse a cui sono più legato.

Parliamo di sport. Che partita sarà?

Io so solo una cosa, che noi abbiamo assolutamente bisogno di vincere per essere sicuri di andare alla final eight. Mi spiace tanto per i miei amici canturini, ma io arrivo per vincere, è decisiva.

Lo sai, però. che non sarà facile?

Lo so bene. Loro sono chiaramente in un buon momento e arrivano da due vittorie fondamentali. Hanno preso coraggio e questo costituirà una spinta in più. Ma anche noi non stiamo certo male.

Quanta gente dovrai salutare?

Tanta. E lo farò con grande piacere. Giornalisti, staff, amici, familiari. Lì c’è il pezzo più grande della mia vita.

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