Simioni ai tifosi
«Imparate dagli errori»

«È un onore giocare in una città storica del basket e che già conoscevo bene prima di arrivarci»

«Lavoro con l’obiettivo di sentirmi sempre più a mio agio sui parquet di serie A. A voi ragazzi, dico di non demoralizzarvi dopo un errore». Dopo Andrea Pecchia e Biram Baparapè, è toccato ad Alessandro Simioni rispondere in diretta Instagram alle domande proposte dai ragazzi del Pgc.

Il lungo veneto – in quarantena si è attrezzato nella sua casa a Cittadella con una palestrina e un canestro in giardino - ha ricordato gli esordi, i debutti e le scelte. Perché anche lui, come Baparapè, a un certo punto si è trovato a un bivio: calcio o basket?

È andata così: «Giocavo a calcio, ma il mio professore delle medie, a 12 anni, mi propose il basket. Era dirigente del Basket Cittadella e per un po’ facevo quattro allenamenti, due di calcio e due di basket. Poi, decisi di dedicarmi solamente al basket».

Una scelta che lo ha poi ripagato: «A livello giovanile ho bellissimi ricordi, come i Mondiali e la sconfitta contro Cantù nella finale scudetto Under 20 con Venezia. Eravamo forti, ma la sfortuna fu che alle finali di Cantù… arrivò proprio Cantù. Non era semplice giocare in quella bolgia».

Poi sono arrivati gli esordi, quelli veri, con i “grandi”: «Un anno a Trieste in A2: ho esordito davanti a 5 mila persone contro Treviso. Lì ho legato con Javonte Green, ora ai Boston Celtic e i due a Imola dove ho acquisito sempre più fiducia nei miei mezzi. E poi l’esordio in A con Cantù: erano già stati emozionanti le partite in preseason, figuriamoci l’impatto con il campionato…».

I ragazzi del Pgc hanno chiesto a Simioni cosa si provi nel giocare a Cantù: «È un onore giocare in una città storica del basket e che già conoscevo bene prima di arrivarci, grazie a due miei concittadini: Bosa e Tombolato. Arrivarci è stato il coronamento di un sogno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA