Stop allo sport, controffensiva Figc
«La Regione torni sui suoi passi»

C’è discordanza tra i decreti romani e milanesi. Quello governativo apre a tornei regionali e allenamenti. Tavecchio: «Con i centri chiusi dove finiscono i ragazzi?»

Costretto al blocco totale dall’ordinanza della Regione Lombardia dello scorso venerdì, il mondo calcio dilettantistico e giovanile lombardo - che mal ha digerito il provvedimento - spera ora nell’ultimo Dpcm per provare a tornare in gioco.

L’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, contenente le nuove misure restrittive per contrastare l’impennata di positività al Covid-19, lascia un po’ di speranza a un possibile ritorno in campo, seppur parziale. Nel Dpcm di domenica 18 ottobre vengono infatti consentite le competizioni degli sport di squadra riconosciuti a livello nazionale e regionale da Coni e federazioni sportive e dei soli allenamenti (individuali) per gli esclusi.

Tradotto in linguaggio pallonaro, oltre alla serie D che non si è mai fermata, avanti con i campionati regionali dilettanti (dall’Eccellenza alla Seconda categoria) e giovanili, mentre per le restanti categorie a carattere provinciale e locale (Terza e settore giovanile) solo allenamenti individuali, senza partitella. Come se il campo da calcio fosse uno dei luoghi di maggior contagio – ma da più parti è dimostrato il contrario -, mentre tutto il contorno no. Ma questo è un altro discorso.

Un provvedimento quello del Dpcm che è entrato in vigore in tutta Italia, ma non in Lombardia. Nella nostra regione è in atto l’ordinanza n. 620, più restrittiva, che ha bloccato tutto il calcio e lo sport dilettantistico di contatto fino al 6 novembre. Il Comitato regionale della Lnd-Figc – mai consultato in merito - ha manifestato il proprio dissenso verso l’ordinanza del governatore Fontana che ha sospeso dall’oggi al domani tutta l’attività, chiedendo un incontro urgente con i vertici della Regione e che le disposizioni regionali vengano quantomeno adeguate quelle nazionali dell’ultimo Dpcm.

«Il negoziato è aperto – commenta Mario Tavecchio, consigliere comasco del Crl -, vogliamo portare all’attenzione delle istituzioni le nostre considerazioni e ragioni, senza dare nulla per scontato. La speranza è che la Regione torni sui propri passi, adeguandosi all’ultimo Dpcm per poter così riprendere l’attività».

Una speranza alimentata da una volontà fortemente manifestata nei giorni scorsi dalle società: «Ci auspichiamo che le società e i loro ragazzi possano tornare in campo quanto prima – continua Tavecchio –, perché è doveroso sottolineare quanto si siano adoperate per attenersi al protocollo per la ripartenza, con un ingente dispendio energie e risorse, per rendere il nostro ambiente tra i più sicuri e controllati».

Ed è questo uno degli aspetti sul quale farà leva il Crl per ripartire, rimarcando pure il grande valore sociale che c’è dietro a un pallone: «Con i centri sportivi chiusi, dove andranno a finire i nostri ragazzi? Chi li controllerà?», si domanda Tavecchio come tanti altri genitori. «Il nostro ambiente è sicuro e controllato come nessun altro e di questo la Regione deve tenere conto. Poi su altri aspetti, su come portare avanti la stagione, partite e allenamenti le soluzioni le troveremo».

Battaglierà per questo il Crl, garantisce Tavecchio che conclude con una doverosa considerazione: «Sarà però fondamentale che la curva dei contagi smetta di crescere, altrimenti tutto quanto detto e fatto sarà vano». E per questo è necessario l’impegno di tutti, come fatto dentro anche fuori dal campo.

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